saec. IV
Pseudo-Apuleio e, in misura minore, Apuleio Platonico (la denominazione è attestata dalla tradizione manoscritta nella lettera prefatoria dell’autore indirizzata ai suoi concittadini, Apuleius Platonicus ad ciues suos) nonché Apuleio Barbaro sono i diversi modi in cui viene tradizionalmente denominato l’ignoto autore di un trattato di fitoterapia di epoca tardoantica intitolato Herbarius. La formula “pseudo-Apuleio” si è generalizzata per riferirsi a questo autore fondamentalmente a partire dall’edizione dell’Herbarius di Howald-Sigerist dove, appunto, viene adoperato come titolo Pseudoapulei Herbarius.
Questo Herbarius non è, tuttavia, l’unica opera pseudepigrafa attribuita al filosofo, retore ed erudito nordafricano Apuleio di Madaura, attivo nel II secolo d.C.; altri testi di argomento analogo, quali i trattati De herbis Gallieni et Apulei et Chironis, De remediis salutaribus, la raccolta di excerpta della Naturalis historia di Plinio tramandata dal codice Paris, BnF lat. 10318, oppure la Sphaera Apulei (una tavola numerologica che permetteva di calcolare se un malato si sarebbe ristabilito oppure sarebbe morto), riproducono la stessa formula di attribuzione apocrifa ad Apuleio.
Dando per scontato che l’attribuzione aveva come scopo di accrescere l’autorità dell’opera ponendola sotto la responsabilità diretta di qualche auctor illustre, diversi tentativi sono stati avanzati per spiegare l’attribuzione di tale tipo di opera ad Apuleio, ma in genere risultano ipotesi povere o decisamente prive di fondamento; fra le spiegazioni più attendibili, è meritevole di particolare attenzione quella di Voigts, che enfatizza il vincolo fra Apuleio ed Esculapio, divinità tutelare della medicina. [D. Paniagua]