saec. IV ex./V in.
Calcidio (in latino meglio Calcidius che non Chalcidius) è per noi anzitutto l’autore di una delle poche versioni latine del Timeo platonico conservatesi e di un commento parziale del dialogo, probabilmente attivo in questa impresa verso la fine del IV secolo.
Pochissimo si sa di certo su questo autore e la maggior parte dell’informazione disponibile proviene dalla sua opera. Grazie all’epistola dedicatoria, Osio suo Calcidius, premessa alla sua versione del Timeo, sappiamo che sarebbe stato questo Osio ad incaricarlo di tradurre il complesso dialogo. Sull'identità di questo personaggio la critica si è divisa fra coloro che l'hanno identificato con un famoso vescovo cordovano (ca. 257-357) -che ebbe un ruolo di enorme rilievo nella controversia contro l'eresia ariana- e coloro che, invece, pensano che sarebbe un alto funzionario imperiale della corte milanese, attivo intorno all'anno 395. Calcidio, da parte sua, non soltanto avrebbe accettato l’incarico, ma avrebbe anche affrontato il compito di redigerne un commento, date le difficoltà di interpretazione dell’originale. C’è, inoltre, un certo consenso sull’idea che sia l’amico sia l’autore fossero cristiani, anche se una lettura attenta del commento mette in rilievo la scarsa preoccupazione dell’autore verso l’ortodossia qualora sorgessero punti di dissenso fra la sua militanza platonica e la sua presumibile fede cristiana. Sicuramente ci troviamo dinnanzi a un uomo di vasta cultura, che aveva una perfetta padronanza sia del greco sia del latino.
Per quanto riguarda la dottrina filosofica di Calcidio, dovrebbe appartenere alla scuola neoplatonica, sebbene una parte importante della critica l’ascriva al medioplatonismo, vigente nei primi due secoli dell’era cristiana, in ragione di alcuni aspetti dottrinali quali la cosiddetta “Teologia dei tre princìpi”, vale a dire, Dio, la forma o le Idee e la materia, una teoria caratteristica dei filosofi platonici dei secoli I e II d.C. come Ario Didimo, Alcinoo e Apuleio. In ogni caso, occorre prendere atto del fatto che, siccome Calcidio redige un commento parziale relativo ad alcuni punti della dottrina contenuta nel Timeo, egli starebbe piuttosto seguendo la strada degli esegeti medioplatonici che non la via di esegesi sistematica praticata dal neoplatonismo.
Quanto al suo impiego delle fonti, dal momento che è possibile individuare diversissime fonti greche e latine, si può asserire che Calcidio non è stato un semplice compilatore e la sua opera è un prodotto eclettico, risultato di un lavoro paziente e accurato di selezione di materiali da un buon numero di autori e di opere, non esclusivamente di stampo platonico.
Infine, ciò che ha maggiormente favorito la fama di Calcidio e la sua posizione di spicco nella storia del platonismo è il notevole influsso che ha esercitato sull’Occidente medievale, quando l’ignoranza del greco da parte degli intellettuali fece sì che la sua opera fosse una delle poche vie di accesso alla produzione scritta del maestro ateniese. In questo senso, il periodo di maggior fioritura dell’opera fu appunto il XII secolo, quando fu ampiamente adoperata dalla scuola di Chartres, in particolare da Bernardo di Chartres e da Guglielmo di Conches, anche se gli studiosi hanno rilevato la sua presenza in autori rinascimentali dell’importanza di Marsilio Ficino. [Cristóbal Macías]