saec. II
Niente si sa della vita di Flavio Capro. La sua attività viene collocata approssimativamente negli anni intorno al 200 d.C.: Giulio Romano, vissuto nella seconda metà del III secolo e di cui si conservano numerosi estratti in Carisio, è infatti il primo a menzionare Capro, che a sua volta si avvalse di materiali probiani e pliniani. Pompeo, GL V 154, 13 lo dice magister Augusti Caesaris, senza che sia purtroppo possibile stabilire chi si celi dietro tale erronea denominazione.
Nulla della sua produzione è giunto per via diretta: i due brevi trattati De orthographia e De verbis dubiis, a Capro attribuiti nei manoscritti ed editi da H. Keil nei Grammatici Latini (VII 92-112), sono compilazioni più recenti e fondono materiali di diversa origine, che solo in qualche caso sono riconducibili al grammatico di II secolo. Del vero Flavio Capro si conservano i titoli e alcuni frammenti (Keil 1889) di un De Latinitate e di un De dubiis generibus, appartenenti al filone della trattatistica su ortoepia e ortografia e ricchi di materiali linguistici a cui attinsero i grammatici successivi. Prisciano, GL II 188, 22 lo definisce doctissimus antiquitatis perscrutator ma, sulla scia di Plinio, Capro era particolarmente attento all’uso degli auctores lungo uno spettro cronologico piuttosto ampio: se ai veteres accordava la propria preferenza come garanti della latinitas, egli era tuttavia interessato anche ai fenomeni linguistici più recenti e non esitava a fare ricorso a esemplificazioni tratte dagli autori iuniores, quali Cornelio Severo, Tibullo, Persio, Lucano e Marziale (De Nonno 1990, 638; De Paolis 2014). Stando ad Agrecio, GL VII 113, 11-12 (in commentando etiam Cicerone praecipuus), la cui testimonianza è avvalorata da Pompeo, GL V 154, 13-14, Flavio Capro sarebbe stato anche autore di un commento a Cicerone (così Schmidt 1997, seguito da De Paolis 2000, 58, n. 58; contra Goetz, in RE, s.v. Caper).
Poco probabile, in quanto non suffragata dai dati della tradizione (De Paolis 2012, 185, n. 42), appare l’ipotesi avanzata da F. Rutella nel 1977 e accolta da Pintus 2006-2007, 148, n. 6, secondo la quale sarebbero esistiti due omonimi grammatici, il Flavio Capro di II secolo e un altro Capro di epoca tarda, autore dei due opuscoli. [M. Callipo]