saec. IV (dub.)
Le notizie biografiche su questo retore sono pochissime e lo stesso nome Chirius Consultus Fortunatianus o C. Chirius Consultus Fortunatianus, con il quale è stato indicato per secoli, è, con ogni probabilità, sbagliato. Secondo la complessa ricostruzione di Calboli Montefusco, in diversi codici che hanno tramandato la sua Ars rhetorica si trova inserito, all’inizio dell’opera o tra un libro e l’altro, il termine enchiriadis (impiegato nel senso di enchiridion, un calco dal greco per indicare un liber manualis). A causa di una serie di errori di trascrizione, enchiriadis si sarebbe trasformato prima da ẽchiriadis in ĉchiriadis > conchiriadis e poi, attraverso un’altra serie di passaggi che resero irriconoscibile e incomprensibile quest’ultima parola, in chirii, inteso come genitivo del nome proprio Chirius, preceduto da una ĉ che ha finito per essere intesa come l’iniziale abbreviata di un prenome: per esempio nel codice di Colonia 166 si legge C. Chirii Fortunatiani Ars Rhetorica Scholica. I presunti elementi onomastici C. e Chirius vanno dunque abbandonati come frutto di una catena di errori. L’autore si chiamava Consultus Fortunatianus e in qualche caso si trova indicato con uno solo dei due nomi, Consultus o Fortunatianus.
Sull’appellativo di novellus, attribuito a Fortunaziano da Cassiodoro, si basa, a partire da Münscher, la sua tradizionale datazione. Nella seconda sezione delle Institutiones, a proposito della rhetorica, Cassiodoro chiama spesso in causa Fortunaziano, e due volte lo definisce appunto novellus in contrapposizione agli antichi maestri di retorica classica, in particolare Cicerone e Quintiliano (Cassiod. Inst. II 2, 1 e 2, 10). Fortunaziano è quindi sicuramente vissuto tra Quintiliano e Cassiodoro (Lombardi Garbellini). Il fatto che Fortunaziano apparisse novellus a Cassiodoro all’epoca delle Institutiones, solitamente datate al 560 ca., potrebbe significare che non doveva essere troppo distante da lui nel tempo e questo costituisce la base per una sua collocazione cronologica intorno al IV sec., concordemente ritenuta verosimile (Calboli Montefusco, ed. 1979, pp. 4-5).
Da un breve passaggio dell’Ars rhetorica, in cui si accenna alla possibilità che per opera della divina maiestas i ciechi possano recuperare la vista (I 4), è stata infine ricavata l’ipotesi che Fortunaziano fosse un cristiano (Münscher), mentre l’attestazione epigrafica del nome Fortunatianus in Africa ha fatto pensare a una possibile origine africana dello scrittore (Birley). [F. Giannotti]