saec. IV
Grammatico attivo a Roma verso la metà del IV secolo, maestro di Gerolamo e di Rufino (cfr. Hier. adv.Rufin. 1, 16). Il nome Donatus fa pensare ad un’origine africana. Nei codici del commento a Terenzio è designato come orator, ma è più attendibile la dizione grammaticus urbis Romae che si legge nei manoscritti dell’Ars.
Opere:
1) Ars maior (GL 4, 367-402), trattato di grammatica in tre libri, sulle otto partes orationis ma anche su questioni di fonetica, metrica e stilistica;
2) Ars minor (GL 4, 352-66), manuale per principianti, in forma catechistica, sulle partes orationis;
3) Commentum Terenti, commento alle commedie di Terenzio (tranne l’Heauton timorumenos), probabilmente rimaneggiato nel corso della tradizione; nei manoscritti è preceduto dagli Excerpta de comoedia e dalla Vita Terentii;
4) del commento alle opere di Virgilio resta solo la sezione introduttiva, formata dall’Epistula ad Munatium, dalla Vita Vergilii e dalla Praefatio alle Bucoliche. È dibattuta la possibilità che il perduto commento virgiliano sia in parte ricostruibile sulla base del cosiddetto Servio Danielino, le aggiunte al commento di Servio testimoniate da una parte della tradizione manoscritta serviana: questa tesi, a lungo prevalente (Rand, Savage, Santoro), è accolta oggi con prudenza e con qualche scetticismo (Daintree, Brugnoli). È dibattuta anche la possibilità che il commento fosse in circolazione ancora nel Medioevo (Savage; un tentativo di individuarne una traccia medievale è stato proposto ancora nel 2011 da Dzino).
La fortuna di Donato è legata principalmente al manuale grammaticale, che nelle sue due versioni ha avuto una diffusione considerevole nel corso del Medioevo ed oltre (Holtz; Hexter). [F. Stok]