saec. IV
Giulio Firmico Materno (300 ca. - 360 d.C. ca.) era un avvocato originario di Siracusa che abbandonò la professione forense per dedicarsi alla stesura del proprio scritto, come egli stesso testimonia all’inizio del quarto libro (4, praef. 1-3) del trattato astrologico Mathesis. È probabile che Lolliano Mavorzio, dedicatario dell’opera, avesse procurato in quegli anni al suo protetto un posto come funzionario a corte o in qualche amministrazione, garantendogli la sicurezza economica necessaria per coltivare l’otium desiderato (Jones – Martindale – Morris). Fino ad allora lo scrittore rimase pagano, proprio come il suo patrono; in seguito alla morte di Costantino e con l’avvento al potere di Costanzo II e Costante, quando l’autorità imperiale iniziò una dura battaglia contro i culti pagani, Firmico operò un brusco cambiamento di vita (Ziegler 1969) e diventò un fervente difensore della religione cristiana, tanto da comporre tra il 343 e il 350 il violento scritto apologeticoDe errore profanarum religionum. Il testo si presenta come un discorso pronunciato davanti a un uditorio imperiale e risente fortemente della formazione retorico-giudiziaria di Firmico, soprattutto nelle parti encomiastiche e in quelle narrative. La somiglianza linguistico-stilistica esistente tra quest’opera e la Mathesis ha portato gli studiosi a ritenere ormai certo che Firmico sia l’autore di entrambi gli scritti (Ziegler 1969; Monat). È verosimile che il lealismo ostentato nel De errore abbia fatto guadagnare a Firmico l’appellativo di Vir Clarissimus (V. C.) che si trova nei manoscritti (Monat). [D. Caso]