saec. III
Con la formula ps. Igino viene indicato l’autore di un opuscolo di disciplina castrense intitolato de metatione castrorum. I primi editori (Scriverius, Schele, Lange) attribuirono l’operetta a Igino, geometra che operò in età traianea, in quanto risulta tràdita tra i suoi scritti nel codice Arcerianus Guelferbytanus 36.23 Aug. 2° (A) del VI secolo, ff. 126 vb, 1. 15-137 va. È stato però persuasivamente dimostrato che l’autore non si può identificare con Igino (Gemoll, Thulin). Grillone mette in evidenza che due passi tratti rispettivamente dai capitoli 45 (In quantum potui, domine frater, pro tirocinio meo in breui omnes auctores sum persecutus, sed quidquid circa compositionem castrorum aestiualium instituerunt, in hoc libello, priusquam numeros instituerem, sub ratione omnia declaraui) e 47 ([...] nouitatem metationis ad magnitudinem tuam primus adferam, quae tibi spero placebit, si primum cottidianam metationem tractabis) possono essere utili per delineare la personalità e gli intenti dell’autore: da essi si evince che fu persona seria, competente e con esperienza pratica e che l’opuscolo venne steso al fine di fornire suggerimenti utili a chi pratica quotidianamente il mestiere di gromatico. Lo studioso segnala inoltre che l’uso dell’ablativo assoluto e del congiuntivo nei periodi ipotetici farebbero pensare che il nostro non fosse sprovvisto di institutio grammaticale. [B. Strona]