saec. IV
Iulius Valerius Alexander Polemius è il nome dell’autore della traduzione latina del Romanzo greco di Alessandro, così come ce lo tramandavano le subscriptiones del palinsesto Taurinense, il più antico testimone delle Res Gestae Alexandri Macedonis risalente al secolo VIII, andato distrutto nell'incendio della Biblioteca Nazionale di Torino del 1904. Le medesime subscriptiones lo definiscono vir clarissimus e alcuni studiosi vogliono identificarlo col Polemius che fu console nel 338 d.C., ma il gentilizio di quest'ultimo, Flavius, solleva dubbi, nonostante la libertà degli usi onomastici tardoantichi. Altri pensano ad una possibile identificazione con il Polemius menzionato da Atanasio tra i comites di Costanzo II ai quali fu ordinato nel 345-346 di scrivere ad Atanasio per indurlo a ritornare ad Alessandria, ma questo sembra implicare un’adesione al Cristianesimo, che è contraddetta dai contenuti pagani dell’opera. Che Giulio Valerio fosse africano, forse di Alessandria d’Egitto, si ricava con buona probabilità da alcuni dati di contenuto dell’opera: la descrizione dei luoghi egiziani sembra derivare da una conoscenza diretta, la grandezza di Alessandria risulta enfatizzata rispetto alle versioni del Romanzo in nostro possesso, i cittadini di Faro e Alessandria vengono definiti nostri (D. Romano). Per contro alcuni studiosi hanno creduto di individuare in vari luoghi del testo difficoltà spiegabili con fraintendimenti del greco del modello, il che contrasterebbe con l’ipotesi di un autore di lingua madre greca; a meno che si tratti di errori già presenti nell’originale greco da cui Giulio Valerio traduceva. Controversa e sostanzialmente non accertabile è l’ipotesi che a Giulio Valerio vada ascritta anche la paternità dell’Itinerarium Alexandri. [R. Tabacco]