saec. VI (aetas Iustiniani)
Le notizie relative a Marcellinus Comes si ricavano, oltre che dall’autore stesso, da Cassiodoro, che ne parla nel capitolo relativo agli storici romani delle Institutiones divinarum humanarumque litterarum (I 17).
Originario dell’Illirico, Marcellino nel suo chronicon più volte afferma di scrivere in Oriente e di avere come modelli i fasti orientali, ma si serve del latino come della sua lingua madre e in tre passi oppone Eusebio di Cesarea al noster Girolamo (praef.; ad aa. 380 e 382, 2) e definisce Plauto poeta noster (ad a. 496, 2). Fu cancellarius di Giustiniano, anch’egli di origine illirica, prima che questi diventasse imperatore; gli sarebbero poi stati attribuiti il clarissimatus e la dignità di comes (di secondo o di terzo ordine, secondo Mommsen), molto probabilmente al termine del suo ufficio di cancellarius. Visse a Costantinopoli, come richiesto dalla carica e come risulta da molti passi del chronicon; Cassiodoro inoltre gli attribuisce quattro libri De temporum qualitatibus et positionibus locorum, che avevano per oggetto minutissima ratione la topografia, oltre che di Gerusalemme, della città di Costantinopoli. Dalla testimonianza di Cassiodoro sappiamo che in età avanzata, prima dell’ascesa al trono di Giustiniano, Marcellino abbandonò il secolo e si fece monaco.
Due codici sono gli archetipi del chronicon, che abbraccia gli avvenimenti dal 379 al 534 (oltre a un auctarium non ritenuto opera di Marcellino, che prosegue fino al 548): il codice Sanctomerensis (S), conservato nella città di St. Omer, proveniente dal monastero di St. Bertin, bipartito (n. 697 e n. 706), redatto nel sec. X (o all’inizio dell’XI secondo Bethmann), che termina dove Marcellino nella prefazione afferma di voler finire (anno 534), e il codice Tilianus Oxoniensis (T), che conserva anche la continuazione, scritto alla fine del VI sec. e quindi pressoché coevo all’autore, posseduto alla fine del XVI sec. da Jean du Tillet (Tilius), vescovo di Meaux, e confluito infine, dopo varie vicende, nella Bodleian Library (auct. T.II.6), dove fu trovato da Mommsen. [S. Rota]