saec. IV-V
Esistono dubbi sulla cronologia precisa di Vegezio. Le ipotesi prevalenti propongono due alternative: che Vegezio fosse attivo all’epoca di Teodosio oppure che fosse attivo, a metà del V secolo, all’epoca di Valentiniano III. Entrambe le proposte di datazione sono sostenute pervicacemente dai rispettivi difensori, ma i dati positivi sono questi: il terminus post quem per la composizione del suo trattato militare è la morte di Graziano, il 25 agosto 383, e il terminus ante quem l’anno 450, in cui viene datata esplicitamente in una subscriptio della tradizione manoscritta la copia dell’opera fatta da Flavio Eutropio a Costantinopoli.
È altrettanto discussa la sua localizzazione geografica nella parte occidentale o orientale dell’Impero. Giovanni Lido asserisce che Vegezio è uno scrittore romano e accosta il suo nome a quello di altri scrittori della tradizione latina come Catone, Celso, Frontino o Tarrunteno Paterno. Vegezio stesso dichiara nelle prefazioni delle sue opere che la sua attività di compilazione è rivolta esclusivamente verso la cultura letteraria latina precedente. Questi indizi invitano a pensare a un ambiente occidentale.
Nella tradizione manoscritta dell’Epitoma rei militaris Vegezio è presentato come uir illustris, il che sembra consuonare con la familiarità che dimostra nelle parole rivolte nell’opera all’imperatore. Di conseguenza, sembra del tutto verosimile che Vegezio debba essere ritenuto membro di quella aristocrazia tardoantica a cui erano riservate le più alte posizioni dell’amministrazione imperiale.
Di Vegezio si conservano l’Epitoma rei militaris, un trattato polemologico in quattro libri, dove l’autore compendia il patrimonio precettistico di tutta la scienza militare romana affinché la milizia del suo tempo possa ricuperare le vecchie virtù tradizionali del glorioso esercito di Roma, e i Digesta artis mulomedicinalis, un trattato veterinario, in tre libri, anch’esso scritto allo scopo di compendiare tutta la tradizione latina precedente e di arricchirla con informazioni ricavate direttamente da veterinari e medici.
Fino a tempi molto recenti si pensava che il trattato veterinario di Vegezio fosse composto da quattro libri, ma è stato rilevato che il quarto libro è in realtà un opuscolo indipendente, sulle malattie bovine, intitolato De curis boum epitoma (ex diuersis auctoribus). [D. Paniagua]