saec. V
Della figura del commentatore, i cui scritti sono stati erroneamente attribuiti fino all’inizio dell’Ottocento al grammatico di I secolo Asconio Pediano, non molto si può dire. Alcune notazioni fanno pensare a una formazione cristiana (così Gessner 1888, che pone a confronto il modo di esprimersi dei commenti di ps. Asconio a Cicerone con quelli di Servio a Virgilio) e all’appartenenza alla scuola di Donato (così Lammert 1912 dalle somiglianze riscontrate con Girolamo, allievo di Donato).
Fu Niebhur (Romische Geschichte 1827) a comprendere che il commentatore non doveva essere Asconio Pediano e l’anno successivo Madvig ne approfondì e discusse il suggerimento attribuendo le annotazioni a un commentatore assai più tardo, che aveva forse originariamente apposto le sue brevi note grammaticali e retoriche a margine di un manoscritto del testo ciceroniano, avvalendosi anche di commentatori precedenti. Le note sarebbero poi state unificate ai commenti di Asconio nel ms. Sangallensis, oggi perduto, che le ha tramandate. [R. Tabacco]