Datazione incerta
Per il peculiare settore dei manuali grammaticali latini – per un verso testi ‘conservatori’ per eccellenza, per un altro oggetto di continui interventi e rifacimenti imposti dalle mutevoli esigenze scolastiche – il problema della autorialità si rivela quasi sempre spinoso: alcuni testi risultano del tutto anonimi, altri riportano nominativi oscuri sul piano prosopografico e cronologico. Nel caso del testo qui preso in esame, la tradizione ha seguito piuttosto la strada di donner aux riches, inserendolo fra i trattati che a partire dal V secolo a vario titolo rivendicano di essere stati composti da un Servius/Sergius/Seregius. Del rinomato grammatico Servio (ma l’oscillazione con ‘Sergio’ è già nelle fonti antiche, e nei tre nomi Marius Servius Honoratus, Marius potrebbe essere corruzione di Maurus e Honoratus corrispondere piuttosto a un epiteto) sono ben noti l’ampio commento a Virgilio, l’altrettanto influente commento alle artes di Donato e vari opuscoli minori, in particolare prosodici e metrici: nato attorno al 370 d.C., appena adulescens compare fra i dotti interlocutori dei Saturnalia di Macrobio. Compose le sue opere nei primi anni del V secolo: di sicuro insegnò a Roma, come testimoniano alcune subscriptiones di manoscritti di Giovenale (Legi ego Niceus Romae apud magistrum Servium et emendavi). L’ottima accoglienza del suo insegnamento nelle scholae dell’ormai declinante Impero romano comportò inevitabilmente amplificazioni, riduzioni e rimaneggiamenti delle sue opere, che dettero vita a una costellazione di scritti grammaticali che in vario modo mantenevano l’impronta della dottrina serviana, adattandosi però ad esigenze didattiche in rapida evoluzione e a differenti aree culturali: una sorta di appendix Serviana, dunque, di cui il nostro testo è a buon diritto tributario. [L. Munzi]