saec. IV-V
La paternità e la datazione dell’Historia Augusta costituiscono uno dei problemi più importanti della filologia classica, almeno a partire dall'inizio del XVII secolo, quando Isaac Casaubon attribuì questo nome all'insieme delle biografie di imperatori da Adriano a Numeriano. La tradizione manoscritta ricorda sei autori (Elio Sparziano, Giulio Capitolino, Vulcacio Gallicano, Elio Lampridio, Trebellio Pollione, Flavio Vopisco) e le biografie contengono riferimenti a Diocleziano o a Costantino, fatto che ha spinto per lungo tempo (almeno fino alla fine dell'Ottocento) a ritenere l'opera composta alla fine del III o all'inizio del IV secolo. Tuttavia la raccolta presenta vari problemi: prima di tutto vi è un grande disordine nella distribuzione delle biografie: per esempio, a Gallicano ne è attribuita una sola, contro la ventina di vite ascritte a Giulio Capitolino; inoltre esse sono intrecciate tra di loro senza ordine e le stesse attribuzioni ai singoli autori sono talvolta in contraddizione con i dati desumibili dalla loro lettura; presentano vari anacronismi: per esempio, Sparziano si rivolge a Diocleziano in tre vite e a Costantino in una; mancano poi notizie sui singoli autori desumibili anche da altre fonti; inoltre le biografie contengono molti documenti pieni di errori e contraddizioni, per quanto si può ricavare dal confronto con altri autori, che appaiono perciò molto probabilmente delle falsificazioni; infine la presenza di errori e di falsificazioni tende ad aumentare nella seconda parte dell'opera. Tutte queste ragioni hanno spinto gli studiosi, a partire da Hermann Dessau nel 1889, a pensare a una falsificazione e a una composizione più tarda (per Dessau da fissare all'epoca di Teodosio, per Otto Seeck all'età di Onorio). Dalla fine dell'Ottocento il dibattito si è acceso e ha visto intervenire un gran numero di filologi, che hanno fissato l'epoca di composizione in momenti diversi: l'età di Giuliano l'Apostata (Baynes, Hohl), gli anni dal 392 alla metà del IV secolo (Hartke, Schwartz, Syme, Chastagnol, Mazzarino, Johne) per arrivare fino al V secolo (Flach); non sono mancati i tentativi di accettare o, per lo meno, di non rifiutare integralmente le testimonianze della tradizione. Di assoluto rilievo per l'importanza e il rigore metodologico è lo studio di A. Momigliano, An unsolved problem of historical forgery: the ShA, "Journal of the Warburg and Courtauld Institute" 17, 1954, 22-46, più volte ristampato e accresciuto di appendici, che ha fissato con chiarezza i termini della questione, propendendo per un non liquet e mostrando come tutte le tesi degli assertori della falsificazione e della post-datazione della raccolta non fossero decisive; minoritaria, anche se seguita da studiosi del calibro di Manni e Pasoli, è invece la tesi ottocentesca del Mommsen, il quale riteneva che le biografie fossero state originariamente composte nell'età di Diocleziano e Costantino, ma fossero poi state pubblicate in due edizioni successive, una verso il 330 d.C. e una alla fine del IV secolo. Oggi le posizioni sono estremamente variegate e la cautela è d'obbligo, dato che non emergono nuovi elementi capaci di modificare il panorama. In ogni caso, la tesi della falsificazione degli autori è ormai generalmente accettata. [A. Balbo]