Datazione incerta
Sotto il nome del famoso grammatico Remmio Palemone (I sec. d. C., a noi ben noto, soprattutto attraverso la biografia di Svetonio) è tramandata un’operetta consistente nell’enunciazione di una serie di regole flessionali e di quaestiones grammaticali che non mostra alcuna relazione con quanto le fonti ci dicono delle opere del personaggio cui essa è attribuita. L’attribuzione è attestata a partire dall’epoca umanistica (è infatti presente, oltre che in manoscritti del ‘400, nel codice Oxford, Bodl. Lib., Add. C 144, della seconda metà del sec. XI, ma qui come nota aggiunta, appunto di mano umanistica) e non ha mai riscosso credito tra gli editori moderni. Essa fu invece accettata con entusiasmo dallo ‘scopritore’ del testo, l’umanista Giovanni Pontano, che divulgò la notizia del rinvenimento, avvenuto presumibilmente a Napoli, intorno al 1460. L’opera appartiene al cosiddetto ‘regulae type’, un genere grammaticale distinto e complementare rispetto alla tipologia dell’ars grammatica della quale la tradizione considera iniziatore Remmio Palemone. L’origine del testo, molto semplice ma verosimilmente pensato per un uditorio di parlanti latino - è infatti anche molto povero di terminologia tecnica greca -, e comunque caratterizzato da alcuni tratti di lingua tarda, può essere collocata in ambito occidentale e nella fase iniziale del genere regulae (inizio del IV secolo), prima della redazione dell’analogo, ma già più elaborato testo delle Regulae Augustini che deriva in parte dalla medesima fonte. [M. Rosellini]