saec. III-IV
Se, come sembra, a lui si può riferire l’oroscopo riportato da Firmico Materno (Math. II 29, 10), Optaziano nacque nella seconda metà del III secolo, probabilmente fra il 260 e il 270, secondo quello che si può ricavare dalle notizie dell’oroscopo e dalle altre informazioni che si possono ricavare da due iscrizioni, una di Roma e l’altra di Sparta, rispettivamente nelle Notizie degli scavi di antichità, 1917, 1 p. 22 (fr. 1) e nel Supplementum epigraphicum Graecum XI 810 = Année épigraphique 1931, 6, dal Cronografo del 354 (Mommsen, Chronica minora, MGH aa IX 1 p. 68), dal Chronicon di Girolamo all’anno 329 e dai suoi stessi scritti. Il nome è sicuramente attestato dalle opere, nelle quali compare in incroci di lettere che ne garantiscono anche la grafia.
Suo padre fu Giunio Tiberiano, due volte console, nel 281 e nel 291, prefetto di Roma nel 291, e il suo fratello maggiore, che portava lo stesso nome del padre, fu proconsole d’Asia e prefetto di Roma nel 303-304; alla stessa famiglia appartenne verisimilmente il poeta neoplatonico Tiberiano, di cui ci sono pervenuti alcuni componimenti. Senatore del gruppo pagano negli anni di Massenzio, appartenne probabilmente al sacerdozio dei quindecemviri sacris faciundis, si sposò ed ebbe un figlio. In età non più giovane partecipò, forse come comes di Costantino, alla spedizione contro i Sarmati del 322, e poco dopo, fra il 322 e il 323, fu mandato in esilio – probabilmente in Africa, nella città di Siga – per sospette pratiche magiche e per un crimen adulterii; nel 324-325 compose la maggior parte delle sue complesse poesie figurate (ma alcuni componimenti sono anche più antichi: uno può essere collocato al 320-321, e altri sono ancora precedenti, anche se non sono databili con precisione) e le inviò all’imperatore implorando la grazia, che gli venne concessa nel 325, per il ventennale dell’impero. Richiamato a Roma, occupò posizioni di prestigio nell’amministrazione, prima in Campania, poi nel 327 come proconsole d’Acaia, nel 328 come proconsole d’Asia, nel 329 e nel 333 come prefetto di Roma, anche se, in entrambi i casi, solo per brevi periodi. La data di morte può essere collocata fra il 333 e il 337, quando Firmico Materno pubblicò l’oroscopo, da cui è evidente che fosse già deceduto il personaggio di cui si parla, lasciato in un prudente e discreto anonimato che però per i contemporanei non doveva impedirne il riconoscimento (cuius haec genitura sit, Lolliane decus noster, optime nosti). Optaziano, del resto, aveva già superato i sessant’anni ed era di salute molto cagionevole (cum multis corporis vitiis ... multis valetudinibus oppressum).
Oltre i carmi figurati, dei quali inventò una nuova tecnica destinata ad avere notevole fortuna in età medievale, secondo i testimoni che hanno tramandato le sue opere avrebbe composto anche una lettera a Costantino, che però non è collocabile al periodo dell’esilio ed è di assai dubbia paternità, così come la risposta dell’imperatore, anch’essa conservata nei manoscritti. I carmi sono accompagnati da scoli, opera di autori diversi, alcuni dei quali potrebbero anche essere stati composti dallo stesso Optaziano, ma non ci sono argomenti decisivi in favore di questa attribuzione. [G. Polara]