Edizione di riferimento:
The Breviarium of Festus. A Critical Edition with Historical Commentary, by J. W. Eadie, London 1967.
Sono stati corretti otto errori tipografici, segnalati da Fele 2009: cap. 2 XXXVII al posto di XXXVIII; cap. 3 prouincias al posto di prouinciae; cap. 7 Pannoniorum al posto di Pannoniarum (due volte); cap. 17 regiis al posto di regis; cap. 19 adgressus Claudium al posto di Claudium adgressus; cap. 26 quas al posto di quae; cap. 29 crebris al posto di crebis.
Il titolo dell’opera è tramandato dai codici in modo diverso: Breuiarium, Breuiarium rerum gestarum populi Romani, De breuiario rerum gestarum populi Romani, Breuiarium de Breuiario. Tra le possibilità gli editori hanno scelto in modo vario con vari argomenti, nessuno decisivo. Il dedicatario, a cui nell’opera ci si rivolge con perifrasi senza farne esplicitamente il nome (clementia tua, gloriosissime princeps, inclyte princeps, princeps inuicte), è da identificare con l’imperatore Valente, come si ricava dal fatto che al cap. 10 si fa chiaro riferimento al governo della parte orientale dell’impero. La presenza del nome di Valentiniano nell’intestazione dei codici recenziori va addebitata probabilmente all’errato scioglimento di un’abbreviazione. Poiché nell’ultima frase dell’opera si menziona una grande vittoria dell’imperatore sui Goti (ingens de Gothis palma) e al cap. 2 si parla del governo congiunto dei due fratelli (fratrum imperium Roma sortita est), la sua composizione va collocata tra il dicembre del 369 e la morte di Valentiniano nel 375. Nel prologo di poche righe Festo dichiara di comporre il compendio su incarico di Valente, che gli ha raccomandato la brevità (Breuem fieri clementia tua praecepit. Parebo libens praecepto). La frase ha suscitato discussioni, poiché coincide con quello che anche Eutropio scrive nelle prime righe del suo più ampio Breuiarium, e ha indotto alcuni studiosi ad ipotizzare una concorrenza tra i due contemporanei storici di corte (Eutropio fu anch’egli Magister memoriae di Valente, poco prima di Festo, se alla notizia di questo incarico va prestata fede). Tuttavia non si deve pensare che Festo stia abbreviando ulteriormente il compendio di Eutropio, poiché le due opere sono piuttosto complementari che non l'una riduzione dell'altra. Nell’organizzazione del materiale di Festo prevale l'interesse e l’ordinamento geografico: la prima sezione dell’opera (capp. 1-14) ha carattere spiccatamente elencativo e traccia in estrema sintesi l'espansione dello stato romano ab urbe condita, suddividendone la storia nei tre periodi regio, repubblicano ed imperiale, con attenzione rivolta principalmente alle conquiste di nuovi territori e alla creazione delle province; la seconda (capp. 15-30) è dedicata in particolare alle relazioni tra Roma e "Babilonia" fino a Gioviano (364 d.C.). La seconda parte è un po' meno scarna della prima, benché Festo si preoccupi di ribadire che sarà breve (cap. 15: breuiter euentus enumerabo bellorum), perché su di essa si appuntava l'interesse più vivo del principe, che stava per intraprendere una spedizione contro la Persia (capp. 15 e 30).
Per l’età più antica Festo si richiama alla tradizione liviana e al primo posto tra le sue fonti vi è certo l’opera di Floro. È discusso se abbia utilizzato Eutropio o se le coincidenze tra i due breviari vadano fatte risalire ad una fonte comune. Festo non è mai menzionato in opere antiche successive, anche se la sua utilizzazione da parte di altri autori, tra cui Ammiano, è sicura sulla base sia dei contenuti sia di coincidenze verbali. [R. Tabacco]