Edizione di riferimento:
J. C. Martín, Isidori Hispalensis Chronica, Turnhout, Brepols, 2003 (Corpus Christianorum Series Latina 112).
I Chronica di Isidoro (CPL 1205) ebbero un notevole successo attraverso l’Europa dal VII secolo in poi. Già nel 625 il testo era conosciuto fuori dalla Spagna, a Pavia, nel Nord Italia, dove fu usato dalla Continuatio Hauniensis Prosperi (CPL 2262). In Gallia fu anche usata nella regione di Metz, dallo Ps.-Fredegarius, ca. 660 (CPL 1314).
J. C. Martín risistemò l’edizione di Mommsen e giunse a distinguere due diverse versioni del testo: una termina nel 615/616 al tempo del re visigoto Sisebuto; l’altra nel 626, durante il regno del re Suintila. La prima versione dei Chronica ebbe un impatto molto più ampio della seconda. Tra i manoscritti migliori che la trasmettono, e solo fino al nono secolo, ci sono Paris, BnF, lat. 10910 (a. 715, Francia orientale), ff. 170r-184r; Albi, Bibliothèque Municipale 29 (VIII2/2, Spagna-Septimania), ff. 25va-32rb; Lucca, Biblioteca Capitolare Feliniana 490 (ca. 800, Lucca), ff. 32r-35r; Le Puy, Chapitre de la Cathédrale 1 (VIIIex-IXin, Orleans), ff. 319ra-321va; Modena, Archivio Capitolare O.I.11 (a. 801, Italia settentrionale), ff. 1v-21v; Paris, BnF, lat. 12236 (IX1/4, Lyon), ff. 110v-125rb; Cesena, Biblioteca Comunale Malatestiana S.XXI.5 (IX1/3, Italia settentrionale), ff. 66r-72r; Bruxelles, Bibliothèque royale Albert Ier, 5413-5422 (IX1/2, Bretagna), ff. 63r-73v; Città del Vaticano, BAV, Pal. lat. 239 (IX1/2, Mainz), ff. 6v-21v; Paris, BnF, lat. 9380 (IXmed, Orleans), ff. 319vb-321vb; Città del Vaticano, BAV, Vat. lat. 645 (IXmed, Francia settentrionale [Reims?]), ff. 93r-103v; Città del Vaticano, BAV, Vat. lat. 6018 (IX3/4-4/4, Italia centrale), ff. 80v-89r; Leiden, Bibliothek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. Q.20 (IXmed, Tours), ff. 141r-144v; Berlin, Staatsbibliothek, Phillipps 1686 (IX2/3, Francia), ff. 143ra-152vb; Città del Vaticano, BAV, Reg. lat. 215 (IX4/4), ff. 131v-142v; Paris, BnF, lat. 4841 (IX2/4, Corbie), ff. 57v-69v; Paris, BnF, lat. 12237 (IXex-Xin, Francia), ff. 94v-111v; Paris, BnF, lat. 1862 (IXex-Xin, Micy), ff. 18v-24r; Paris, BnF, lat. 4860 (IXex-Xin, Reichenau), ff. 73v-77ra.
Un minor numero di manoscritti trasmette la versione del 626: fino alla fine del IX secolo abbiamo Sankt Gallen, Stiftsbibliothek 133 (VIIIex-IXin), St. Gallen, pp. 523-590; Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Helmstedt 532, (ca. 820, Salzbourg), ff. 84r-85v; Sankt-Peterburg, Rossijskaja Nacionalnaja Biblioteka, lat. Q.v.I.20 + Paris, BnF, lat. 14144, (IXin, Paris/Saint-Germain-des-Prés), ff. 64v-69r; Bern, Burgerbibliothek 83, (y. 882-900, Saint-Remi of Reims), ff. 90v-99v.
La versione del 626 è più lunga di quella del 615/616; tramanda molti avvenimenti diversi, cambia la posizione di alcuni paragrafi. Anche il suo lessico e la sintassi presentano molte differenze. Comunque, entrambe queste versioni condividono gli stessi caratteri generali principali. Contrariamente a quella che era stata la pratica dei cronachisti tra V e VI secolo, Isidoro non continua i Chronica di Eusebio-Girolamo. Diffatti, egli intraprese un piano più ambizioso: rimpiazzò quell’antica cronaca con un nuovo testo, che metteva insieme quelli che egli considerava, ormai nella Spagna del VII secolo, gli eventi principali della storia del mondo meritevoli di essere conservati. Infatti i Chronica di Isidoro sono un testo molto più conciso di quello di Eusebio-Girolamo. Isidoro scelse avvenimenti biblici, profani e cristiano-ecclesiastici, per scrivere una storia diacronica del mondo più facile da leggere e da ricercare. Egli recupera ancora informazioni dal testo di Eusebio-Girolamo, ma usa anche altri testi, come i Chronica di Prospero di Aquitania, di Vittore di Tununa e di Giovanni di Biclaro, la Historia Ecclesiastica di Cassiodoro e la Città di Dio di Agostino. Isidoro modifica anche la struttura cronologica del testo: respingendo l’applicazione di Eusebio della teoria della successione degli imperi egli presenta la storia del mondo come divisa in sei età, corrispondenti ai sei giorni della creazione. Comincia dunque i suoi Chronica con Adamo (Eusebio aveva cominciato con Abramo) e respinge la complessa struttura del testo di Eusebio in colonne sincroniche, preferendo sistemare in una singola colonna una lista continua di eventi in luoghi diversi, cercando di trasmettere una chiara comprensione universale del passato. Comunque, in entrambe le versioni, la prospettiva di Isidoro sulla storia si restringe sempre di più, soprattutto dopo che entrano in scena i Goti nell’ultimo quarto del IV secolo con il re Atanagildo e cade l’Impero Romano d’occidente. Alla fine del testo, gli imperatori bizantini e i re visigoti di Spagna sono i personaggi principali dei Chronica: nella versione più breve gli ultimi avvenimenti ricordati riguardano Sisebuto; in quella più lunga Sisebuto e Suintila.
Accanto alle due versione dei Chronica di Isidoro, Martín nota anche l’esistenza di vari manoscritti che contengono un testo misto di informazioni tratte dalle due versioni dei Chronica. I manoscritti più importanti che trasmettono questa versione mista sono Köln, Erzbischöfliche Siözesan-und Dombibliothek 83II (a. 798, Cologne), ff. 5r-12v; Wien, Österreichische Nationalbibliothek 89 (IX1/2, Salzbourg), ff. 7rb-9rb; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana Pl.XX.54 (XI, Italy), ff. 30ra-34ra; Paris, Bibliothèque de l’Arsenal 982 (XIV, Francia meridionale – Italia settentrionale), ff. 42vb-45rb. Per Mommsen questi manoscritti dipendevano da un modello contaminato. Per Martín essi trasmettono una sorta di versione ancora in lavorazione dei Chronica fatta da Isidoro stesso. Martín ritiene che i primi due manoscritti trasmettano una versione intermedia, scritta da Isidoro stesso, ancora vicina al testo del 615; gli ultimi due una seconda versione intermedia, più vicina al testo del 626. Secondo Martín, mentre stava preparando la seconda versione dei Chronica, Isidoro fece alcune bozze del nuovo testo. Questa sarebbe l’origine di quella che Martín chiama ‘versioni intermedie’ dei Chronica di Isidoro. [R. Furtado]