Edizione di riferimento:
Macrobii Ambrosii Theodosii Saturnalia, recognovit brevique adnotatione critica instruxit R.A.Kaster, Oxford 2011.
L'opera ci è tramandata da numerosi codici, a documentare la sua fortuna nel Medioevo. Si deve a La Penna uno studio sistematico della tradizione che portò all'individuazione di tre famiglie (P, B e V). In seguito J. A. Willis, con la sua collazione per l'edizione teubneriana, dimostrò come tali famiglie potevano ridursi a due (α e β), in quanto P e V sarebbero due sottogruppi di una medesima famiglia.
I Saturnalia, articolati in sette libri, giuntici incompleti, con una serie di lacune, costituiscono una compilazione erudita dedicata al figlio Eustazio, come i Commentarii. Il titolo trae spunto dalla cornice dell'opera, un banchetto in occasione dei Saturnali, feste che si celebravano a Roma tra il 17 e il 19 dicembre. Non è possibile individuare con precisione l'anno, ma dobbiamo limitarci a constatare che tale banchetto dovette svolgersi nella seconda metà del IV secolo e certamente prima del 384, anno della morte di uno dei protagonisti, Pretestato; esso durò tre giorni e si svolse rispettivamente a casa di Vettio Agorio Pretestato (I giornata), di Virio Nicomaco Flaviano (II giornata) e di Quinto Aurelio Simmaco (III giornata). L'occasione simposiale per trasmettere un contenuto dotto è topica nella letteratura erudita, basti pensare ai Deipnosofisti di Ateneo (II-III d.C.), ma si coglie in particolare la volontà di ricollegarsi direttamente al protomodello, il Simposio platonico, nell'organizzazione dello schema narrativo per gradi: un personaggio, Postumiano, pregato da un altro, Decio, riporta nel gennaio dell'anno seguente gli argomenti trattati qualche settimana prima al banchetto dei Saturnali, a cui non è stato partecipe, ma di cui ha avuto un dettagliato resoconto ad opera di uno dei convitati, Eusebio.
L'elemento dialogico nel corso dell'opera lascia spazio ai lunghissimi monologhi che i vari interlocutori dedicano a questioni erudite, secondo uno schema che prevede la trattazione degli argomenti più impegnativi nelle ore del mattino e la discussione di temi più leggeri nel pomeriggio. Dodici sono in tutto gli interlocutori, come la somma del numero delle Muse con quello delle Grazie, e tra di loro figurano personaggi di spicco della politica e della cultura pagana del IV secolo. Vettio Agorio Pretestato (310-384) fu celebre esponente della nobiltà senatoria romana ed ebbe una brillante carriera, iniziata sotto Costanzo II e proseguita sotto Giuliano, che culminò nella carica di prefetto di Roma nel 367-368; accanito fautore del paganesimo, coltivò gli studi filosofici e teologici, traducendo molte opere da Aristotele e infatti partecipa al banchetto dei Saturnali come massimo esperto di teologia e di culti pagani. Quinto Aurelio Simmaco (340-402) fu uomo politico (proconsole in Africa, prefetto di Roma e console) e di cultura: grande oratore - celebre è il suo discorso per il ripristino in Senato dell'ara della Vittoria -, fu autore di un vasto epistolario; a lui è affidata nei Saturnalia la trattazione, perduta, sull'eloquenza di Virgilio. Nicomaco Flaviano (334 circa-394) ricoprì il cursus honorum fino a diventare console designato per il 394. Passato dalla parte di Eugenio contro Teodosio, tradito dalle sue truppe, dopo la disfatta del Frigido, si diede la morte nel medesimo anno; egli è presentato da Macrobio come esperto di diritto augurale e di arte divinatoria. Fra gli interlocutori figura anche un giovane Servio, il grande commentatore di Virgilio. Si tratta in realtà di un anacronismo, poiché egli doveva essere estremamente giovane all'epoca in cui sono ambientati i Saturnalia, ma si tratta probabilmente di un atto di omaggio di Macrobio nei confronti di un suo contemporaneo. È stato altresì notato che quanto viene messo in bocca a Servio non trova corrispondenza nella sua opera, ma presumibilmente la stesura dei Saturnalia avvenne negli stessi anni in cui Servio stava lavorando al suo commento a Virgilio.
La discussione prende l'avvio dall'origine delle feste dei Saturnali (si discute tra l'altro dell'uso del genitivo saturnaliorum) per proseguire con la trattazione del calendario e degli antichissimi culti italici, come quello di Giano. Segue una sezione dedicata alla spiegazione di motti e sentenze argute usate dagli antichi. Fin dal mattino della prima giornata si fissa il programma per i due giorni seguenti e si stabilisce che l'argomento principale sarà Virgilio, considerato prima come erudito, esperto in ogni campo del sapere (filosofia, religione, diritto, eloquenza, astronomia, arte della guerra), e poi come poeta. È andato perduto gran parte del contenuto della seconda giornata, a casa di Nicomaco Flaviano, che era dedicata a tre temi virgiliani: ci resta soltanto l'ultima parte della trattazione di Pretestato sul diritto pontificale in Virgilio. Si conserva di più, invece, della terza giornata, in casa di Simmaco, in cui in particolare si disquisisce sui modelli di Virgilio - gli epici latini arcaici, Ennio in particolare, Omero e i poeti greci - e sull'interpretazione della sua opera poetica. Spetta in particolare a Servio l'illustrazione di alcuni passi complessi.
Non è possibile individuare tutte le fonti a cui Macrobio attinse, anche perché in taluni casi dovette avvalersi di compilazioni e sillogi; certamente, però, furono per lui fonti privilegiate la vasta produzione erudita di Varrone, le Noctes Atticae di Gellio, le Epistulae di Seneca, le Questioni conviviali di Plutarco e per la trattazione del calendario romano il perduto De anno Romanorum di Svetonio. In questa varietà di materiali a Macrobio si può riconoscere il merito di aver saputo dare vita a un'opera unitaria, in cui la messe di nozioni risulta ben amalgamata, come egli si prefigge nella prefazione alla sua opera (Flamant, Marinone). [R. Piastri]