Edizione di riferimento:
Marcellus, Über Heilmittel, herausgegeben von Max Niedermann, zweite auflage besorgt von Eduard Liechtenhan, übersetzt von Jutta Kollesch und Diethard Nickel, 2 Aufl., Berlin 1968 (= Corpus Medicorum Latinorum V).
Il De medicamentis liber è un trattato medico scritto da Marcello Empirico verosimilmente tra il 395 e il 415. È possibile individuare come termine post quem l’anno 395 perché Marcello si presenta come magister officiorum di Teodosio il Grande, carica che ricoprì tra il 394 e il 395; inoltre cita Ausonio (praefatio, 2), morto appunto nel 395. Il 415 è il termine ante quem in quanto all’interno dell’opera Marcello fa riferimento a Gamaliele (XXIII, 77), patriarca di Costantinopoli tra il 395 e il 415.
L'opera è tramandata da 3 codici membranacei: il Parisinus Latinus 6880 (P), che risale al secolo IX; il Laudunensis 420 (L), collocabile nei secoli IX/X; l’Arundelianus 166 (A), datato ai secoli X/XI. Attraverso il confronto tra le lezioni di questi tre codici si è potuto costruire uno stemma bipartito, che vede derivare da un archetipo comune due rami: il primo costituito dal manoscritto P, il secondo da un subarchetipo α, da cui derivano i codici L e A.
Il De medicamentis si compone di trentasei capitoli, in cui sono raccolte ricette tratte da opere mediche precedenti; l’ordine compositivo viene definito κατὰ τόπους ο a capite ad calcem, poiché viene rispettato l’ordine delle parti del corpo.
Il trattato medico vero e proprio è preceduto da una sezione introduttiva caratterizzata da più componenti: l’opera si apre con una lettera prefatoria scritta dall’autore e dedicata ai suoi figli. L’epistola è molto significativa in quanto introduce e chiarisce alcuni elementi che saranno ripresi nel carmen, come la necessità di offrire rimedi naturali e artificiali per ogni tipo di malattia dell’uomo. La dedica ai figli è elemento caratteristico della letteratura medica in quanto la giovane età dei destinatari giustifica la necessità di comunicare il proprio sapere e risponde al metodo tradizionale di trasmissione dell’arte medica all’interno di una famiglia o di una scuola; è evidente, però, la volontà di ottenere una “double communication”, che oltre al destinatario esplicito si indirizza anche ad un pubblico più esteso, di fronte al quale l’autore sente la necessità di giustificare l’utilitas dell’opera, volta ad evitare il ricorso al medico, se non in uno stato di assoluta necessità (J. Jouanna-Bouchet).
Marcello dichiara di comporre una summa di opere precedenti, ma sottolinea come gli autori che lo hanno preceduto non siano stati in grado di disporre in modo ordinato la materia: è necessario un nuovo libellus sulla dottrina empirica, poiché non esiste un’opera che ne tratti in maniera adeguata ed esauriente e che contenga tutti i rimedi di cui l’uomo potrebbe aver bisogno nel corso della vita. Prima di elencare alcuni autori che hanno costituito per lui dei modelli, Marcello fa riferimento ai due principali tipi di fonti utilizzate, lo studio e l’esperienza: egli intende dunque comporre un’opera che non si basi solo sulla teoria ma anche sulla pratica, due elementi che costituiscono il fondamento della trattatistica tecnico-scientifica di questo periodo.
Dopo la lettera prefatoria, troviamo tre trattati che offrono una descrizione delle dosi dei medicinali, di cui l’autore farà largo uso nel corso dei vari capitoli: i primi due sono in latino, De mensuris et ponderibus medicinalibus ex Graeco translatis iuxta Hippocratis e Item de ponderibus et mensuris medicamentorum ex libro XXI Plinii Historiarum Naturalium; il terzo invece è in greco e si intitola Περὶ μέτρων καὶ στάθμων.
Segue una sezione intitolata Epistulae diuersorum de qualitate et obseruatione medicinae, in cui sono raccolte sette lettere prefatorie tratte da autori precedenti, alcuni noti, altri non identificabili: Largius Designatianus filiis suis salutem dicit, Antiocho regi Hippocrates Cous salutem dicit, Epistula alia eiusdem Hippocratis ex Graeco translata ad Maecenatem, Epistula Plinii Secundi ad amicos de medicina, Cornelius Celsus G. Iulio Callisto salutem dicit, Cornelius Celsus Pullio Natali salutem dicit ed infine Epistula Vindiciani, comitis archiatrorum, ad Valentinianum imperatorem. Marcello ha inserito questa raccolta di lettere prefatorie con uno scopo preciso: se da una parte esse gli permettono di ribadire temi già affrontati nella sua praefatio, come l’importanza dell’utilizzo dei rimedi, dall’altra esplicitano accuse prima implicite nelle sue parole, come la critica ai medici.
L’opera si conclude con un carmen di settantotto esametri, che può essere suddiviso in quattro parti: ad una prima sezione di carattere storico e mitologico (vv. 1-8), in cui Marcello tratteggia brevemente, ma in maniera assai efficace, la storia della medicina, segue una parte programmatica (vv. 9-18), in cui viene indicato il contenuto dell’opera. A questo punto l’autore dedica numerosi versi (vv. 19-67) alla descrizione degli elementi di cui si compongono i rimedi; segue l’epilogo (vv. 68-78) contenente una captatio benevolentiae rivolta al lettore. [V. Rinaldi]