Edizione di riferimento:
Ciceronis Orationum Scholiastae. Asconius, Scholia Bobiensia, Scholia Pseudasconii Sangallensia, Scholia Cluniacensia et Recentiora Ambrosiana ac Vaticana, Scholia Lugdunensia sive Gronoviana et Eorum Excerpta Lugdunensia, recensuit Th. Stangl, Hildesheim 1964, pp. 281-351 (Reprografischer Nachdruck der Ausgabe Wien 1912).
Pubblicati per la prima volta nel 1692 da Jakob Gronov (Gronovius), gli scholia Gronoviana, trasmessi in un codice di Leiden, Bibliothek der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. Q. 138, di X secolo (Mommsen 1861, 140-45), comprendono una serie di glosse e note marginali ad un nutrito gruppo di discorsi ciceroniani (Catilinarie II, III e IV, pro Ligario, pro Marcello, pro rege Deiotaro, pro Sexto Roscio Amerino, de imperio Cn. Pompei, pro Milone, pro Caelio, Divinatio in Caecilium, Actio I in Verrem e Actio II in Verrem lib. I). Ripubblicati da Johann Georg Graeve (Graevius: M. Tullii Ciceronis Orationes ex rec. J.G. Graevii, Tomi II, Pars I, Amstelodami 1699), Ch.G. Schütz (M. Tullii Ciceronis Opera Omnia ac deperditorum fragmenta, 8.1, Lipsiae 1814-1823), J.C. Orelli (M. Tullii Ciceronis Opera quae supersunt omnia ac deperditorum fragmenta, V, 2, Turici 1833, 382 sgg.; le note alla pro Roscio Amerino sono inserite in appendice anche nell’edizione dell’orazione curata da G. Landgraf, Erlangen 1882) e inseriti in via definitiva nella silloge degli scholia Ciceronis curata da Th. Stangl (1912), gli scoli, complessivamente di età piuttosto tarda, appaiono opera di diversi commentatori. La collazione del codice di Leiden (con conseguente corretta ripartizione dei quaternioni) portò Mommsen (1861) ad individuare tre mani nel commento alla Divinatio e alle Verrine, attribuendo al cosiddetto scoliasta B le note alla Divinatio e alla actio I in Verrem, allo scoliasta A il commento all’actio II in Verrem lib. I §§ 1-62, quindi allo scoliasta C gli scoli ai §§ 16-30 dell’actio I (foll. 17 e 18), ancora allo scoliasta B il commento all’actio I in Verrem §§ 30-45 (foll. 19-20); una quarta mano (scoliasta D, a partire dal fol. 21) avrebbe infine commentato passi delle Catilinarie, delle Cesariane, le orazioni pro Roscio, de imperio Cn. Pompei, pro Milone (e la pro Caelio in excerpta). La successione dei gruppi di scoli, proposta da Mommsen, fu poi ripresa da Stangl, con alcune leggere modifiche. L’ordine dei corpora, per come si presenta nell’edizione degli scoli alle orazioni ciceroniane del 1912, vede dunque prima la collocazione delle note attribuibili allo scoliasta D (Catil. I, 9; II, 2-29; III argumentum + 1-26; IV argumentum + 1-21; pro Ligario argumentum + 1-24; pro Marcello 1-2; 20-34; pro rege Deiot. argumentum + 1-10; 31-41; pro Roscio Am. Argumentum + 1-21; 34-154; de imperio Cn. Pomp. 3-71; pro Milone argumentum + 1; 15; 60; 65; 67; pro Caelio 17; 26: pp. 281-323 St.) e successivamente gli scoli di B (Divinatio 3-73 + actio I in Verrem 1-45 + actio II 1 argumentum + 1-5: pp. 324-344. 7 St.), A (Actio II in Verrem 1. 45-62: pp. 344.9-348.8 St.) e C (Actio I in Verrem 16-30: pp. 349-351 St.).
Di valore diseguale, gli scholia Gronoviana, note marginali trasfuse in modo confuso e disordinato nel manoscritto leidense (come dimostra la frequente inversione di scolio e lemma), presentano molteplici punti di contatto con la restante tradizione scoliastica ciceroniana, in particolare il commentario bobbiense (la vicinanza, per forma e modalità d’uso delle citazioni, dello scoliasta A agli scholia Bobiensia spinse Stangl a supporre che lo scoliasta di Bobbio avesse commentato le Verrine; cfr. anche Gaumitz 1884, 14-6). Ugualmente, influssi dell’esegesi serviana sono visibili nello scoliasta D, che offre un buon numero di citazioni virgiliane, la cui interpretazione sembra riecheggiare il commento di Servio all’opera del Mantovano, probabilmente mediata attraverso il commentario dello ps.-Asconio (cfr. Deiot. 1: p. 299, 1-7 St.; Rosc. Am. 1: p. 302, 11-14 St.; cfr. anche lo scoliasta B: p. 330, 12-14 St.; 343, 9-13 St.). Di un certo interesse la presenza di un glossario ciceroniano (di diversa origine) ai foll. 11r-13r del manoscritto leidense, estratto di un più ampio glossario trasmesso dal codice conservato nella biblioteca di Leiden, Voss. Lat. O. 88 (Goetz (1891; cfr. CGL V, p. XXXV). Si tratta di 56 glosse, per lo più nella forma di semplice esplicazione della semantica del nome o verbo, talora con l’inserzione di più ampi dettagli sulla natura del termine, trasposte in modo piuttosto regolare nel già costituito corpus dello scoliasta Gronoviano: tali glosse costituiscono un significativo ampliamento del commentario originario, specialmente per la seconda Catilinaria, la de imperio Cn. Pompei e buona parte della Divinatio [G. La Bua]