Edizione di riferimento: Appendix Probi, edd. S. Asperti - M. Passalacqua, Firenze 2014.
La denominazione Appendix Probi venne introdotta da Joseph von Eichenfeld e Stephan Endlicher per designare un testo grammaticale, di cui i due studiosi fornirono l’editio princeps (1837), che nel codice Lat. 1 (già Vind. 17) della Biblioteca Nazionale di Napoli (all’epoca a Vienna) è trascritto dopo gli Instituta artium attribuiti a Probo.
Si tratta di un testo composito che raccoglie materiali finalizzati all’insegnamento scolastico. Il manoscritto che lo tramada, copiato a Bobbio alla fine del sec. VII o inizio dell’VIII è in alcune parti fortemente deteriorato (il codice è palinsesto: la trascrizione inferiore è in onciale del sec. V). L’uso dell’apparecchiatura ‘Mondo Nuovo’, finalizzata all’esame dei palinsesti, ha consentito di recente una migliore lettura di parti in precedenza non visibili, e i risultati di questa lettura sono recepiti nella nuova edizione dell’Appendix curata da Stefano Asperti e Marina Passalacqua (2014), che sostituisce quella pubblicata nei Grammatici Latini di Keil (1864).
La nuova edizione ha consentito di individuare nel testo 8 sezioni, laddove tradizionalmente se ne distinguevano 5 (le sezioni 1-3 erano incluse in un’unica sezione, la 7 non era stata individuata). Le sezioni individuate nella nuova edizione sono le seguenti:
1) elenco di nomi suddivisi in base alla desinenza dell’ablativo;
2) elenco di locutiones distinte per caso;
3) elenco di sostantivi distinti per quantità;
4) elenco di sostantivi maschili;
5) elenco di forme corrette e scorrette;
6) elenco di differentiae verborum;
7) una sezione di cui sono leggibili solo le parole verbum neutrale;
8) elenco di verbi deponentia e communia.
La sezione che è stata oggetto di maggiore attenzione e di più numerosi studi è la 5 (3 nella numerazione tradizionale), per il rilievo che presenta nello studio del passaggio linguistico dal latino al volgare: essa è stata anche frequentemente pubblicata, da Foerster (1892), Ullmann (1893), Baehrens (1922) e altri. La parte contenente le differentiae verborum (4 nella numerazione tradizionale, 6 in quella attuale) ha un rilievo notevole nella storia del genere delle differentiea ed è stata anche fonte del De differentiis di Isidoro (è stata pubblicata da Stok nel 1997). Solamente questa sezione è testimoniata anche da un altro codice, quello di Montpellier, Faculté de Médecine, H 306. Una trascrizione di questa sezione del codice bobbiese venne inoltre effettuata in ambiente parrasiano nell’attuale codice V D 32 della Biblioteca Nazionale di Napoli (individuata da Stok nel 2005).
I testi dell’Appendix risalgono alla metà del sec. V e derivano da materiali utilizzati in un ambiente scolastico probabilmente romano; sono presenti tracce di cultura cristiana (non ha trovato consenso la tesi di Robson che assegna la redazione dell’Appendix all’epoca stessa in cui fu copiato il codice bobbiese, quindi al sec. VII). I materiali che formano le diverse parti dell’Appendix hanno indubbi rapporti non solo con gli Instituta, ma con altri testi attribuiti a Probo, in particolare il De nomine. [F. Stok].