Edizione di riferimento:
Grammatici Latini, VII. Scriptores de orthographia. Terentius Scaurus Vellius Longus Caper Agroecius etc., ex recensione H. Keilii, Hildesheim 1961, 107-112 (reprografischer Nachdruck der Ausgabe Leipzig 1880).
Rispetto al De orthographia pseudocaprino, la cui genesi è sicuramente anteriore alla metà del V secolo, di cronologia più incerta appare la redazione dell’opuscolo De verbis dubiis. Di orientamento didattico-prescrittivo, esso affronta questioni di carattere non solo ortografico, ma anche lessicale, morfologico e sintattico. I lemmi, disposti in ordine alfabetico (non sempre rigoroso: De Paolis 2013, Nota testuale), sembrano spesso riflettere usi e fenomeni linguistici tardi (De Paolis 2014, 780-781); a differenza di quanto avviene nel De orthographia, non compaiono glosse greche, mentre la presenza di due etimologie di tradizione erudita (delerare ἀπὸ τοῦ λήρου, GL VII 100, 6; exenteravit ἀπὸ τῶν ἐντέρων, GL VII 109, 13), la prima nota anche a Carisio, VII 4-5 Barwick e Velio Longo, p. 65, 22-24 Di Napoli, potrebbe deporre a favore della conflazione anche nel De verbis dubiis di materiali genuinamente caprini (De Paolis 2013, Il progetto, 21, n. 23). Non è chiaro se i due testi dello Ps. Capro siano stati uniti, insieme ad Agrecio, nella Gallia di V secolo (dunque prima dell’archetipo, come ritiene Schmidt 1997), oppure se il De verbis dubiis – assente in buona parte della tradizione più antica e in tutta quella umanistica – sia stato aggiunto al corpus in un secondo momento, comunque prima del IX secolo, durante il quale furono prodotti i più antichi codici pervenuti che conservano i tre testi (per la tradizione manoscritta dello Ps. Capro, De Paolis 1995 e 2013-2014). [M. Callipo]