Edizione di riferimento:
Altercatio Hadriani Augusti et Epicteti Philosophi, by Lloyd William Daly and Walther Suchier, Urbana (Illinois) 1939.
L’Altercatio è conservata in una dozzina di manoscritti datati tra il XV e il XVII secolo, sempre insieme alla Notitia dignitatum. Di essi solo 4 sono utili per una ricostruzione critica del testo e discendono tutti, indipendentemente, da un archetipo perduto di IX secolo, della Biblioteca capitolare di Speyer, che si conservava ancora fino al secolo XVI. Fu pubblicata per la prima volta nel XVI secolo e oggetto poi di varie edizioni, non sempre di buona qualità. Non si è certi di quale fosse il titolo originale del dialogo: nei codici si trova sia Altercatio sia Disputatio, entrambi adatti al contenuto. Le edizioni riportano tutte Altercatio.
L’opera consiste in 73 domande poste dall’imperatore Adriano, a cui risponde il filosofo Epitteto. Non si sa se ci fosse in origine una prefazione; essa non è comunque sopravvissuta e il dialogo inizia ex abrupto con le parole Adrianus dixit, che precedono tutte le domande, mentre le risposte sono introdotte da Epictetus dixit. Le domande sono di vario tipo e non tutte classificabili: in parte si possono considerare brevi enigmi, altre sono richieste di definizione, che spesso assumono forma metaforica o di similitudine. Il loro carattere generale ha un’intonazione cinica.
Daly ritiene che il dialogo non ci sia pervenuto nella sua forma originale e che si sia in presenza di interpolazioni, sebbene non chiaramente identificabili, alle quali potrebbe attribuirsi il carattere disorganico che ha assunto la sequenza di domande. Alcune appaiono ripetute, anche più volte. Districare questa materia è estremamente difficile e forse impossibile.
Alcune delle risposte non sono originali dell’Altercatio e se ne possono rintracciare i contenuti in aneddoti presenti in altri autori o in detti proverbiali (Stobeo, Plutarco, Pacuvio ecc.); altre riproducono versi che probabilmente sono ripresi da qualche fonte, per noi non individuabile; talora si rilevano analogie con testi epigrafici.
La datazione è discussa: Schanz nella sua Geschichte der römischen Literatur indicava l’opera genericamente come appartenente al periodo medievale. Schnabel (1926) la collocava invece nel III secolo, sulla base delle definizioni di Caesar (n. 64 publice lucis caput), senatus (n. 65 ornamentum splendor urbis civium), regnum (n. 63 pars deorum) e Roma (n. 67 fons imperii orbis terrarum, mater gentium, rei possessor, Romanorum contubernium, pacis eterne consecratio), che riteneva rinviassero ad un periodo precedente Diocleziano. Con lui consente Daly, il quale collega l’Altercatio con la collezione di detti attribuiti ad Adriano pubblicata col titolo Divi Adriani Sententiae et Epistolae nel Corpus Iuris Antejustiniani, trasmessa come parte del terzo libro degli Ἑρμηνεύματα del grammatico Dositheus (III sec.). Pur essendo l’attribuzione a Dositeo dubbia, la raccolta sarebbe anch’essa da datarsi all’inizio del III secolo d.C. Tale analogia, insieme alle osservazioni di Elio Sparziano nella vita di Adriano circa l’abitudine dell’imperatore di discutere con Epitteto e l’esistenza di ioca eius plurima, porta Daly a ritenere che l’Altercatio non sia da datarsi più tardi dell’inizio del IV secolo; egli propende anzi per il II-III secolo sulla base anche del diminuire della popolarità di Epitteto dopo quel periodo. Tuttavia in un intervento successivo (1945) Einar Loefstedt, sulla base di indizi linguistici, ritiene che essa sia da collocarsi non prima del V secolo.
L’Altercatio era nota ad Alcuino ed è presupposta dalla Disputatio Pippini cum Albino, parte dei cui quesiti derivano da essa; alcuni quesiti sono inclusi anche nelle Excerptiones patrum dello pseudo-Beda. L’Altercatio influenza poi il genere del dialogo medievale e in particolare la tradizione dell’Enfant sage, in cui il nome di Epitteto viene variamente deformato. [R. Tabacco]