Edizione di riferimento:
Excerpta Valesiana, recensuit Jacques Moreau, edizionem correctiorem curavit Velizar Velkov, Lipsiae 1968 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
La seconda parte degli Excerpta Valesiana si intitola De aduentu Odoachar regis Cyrorum et Erulorum in Italiam, et quodam modo rex Theodericus eum fuerit persecutus (o più semplicemente Item ex libris chronicorum inter cetera) e reca la narrazione degli eventi compresi tra l’inizio del regno dell’imperatore Nepote nel 474 e la morte di Teoderico nel 526. Gli eventi del regno italico vengono esposti in ordine cronologico, inframmezzati in qualche luogo dalla narrazione di notizie relative all’impero orientale.
Accanto a Cassiodoro, a Iordanes e – per gli anni fino al 508 – a Ennodio, l'Anonimo Valesiano è senza dubbio la fonte più importante per il regno teodericiano in Italia: l'anonimo compilatore ha tentato di redigere una sorta di biografia di Teoderico, dando prova di scarso senso storico, ma sforzandosi comunque di fornire notizie cronologiche, topografiche e prosopografiche precise. La parte relativa a Teoderico comincia con il cap. 42 (che pure contiene una falsa informazione, indicando Walamir in luogo di Tiudimir come padre del re gotico) e prosegue fino al termine dell'opera, che si conclude con la descrizione della morte del re e dell'avvento al trono del nipote Atalarico. Nulla è detto della storia successiva del regno gotico, anche se l’atteggiamento ostile agli Amali mostrato nell’ultima parte dell’opera fa presumere che essa sia stata composta dopo l’annientamento del regno.
L’opera verte per la maggior parte sul regno di Teoderico in Italia, anche se non mancano accenni alla fase pre-italiana: per esempio l'Anonimo è l'unica fonte, oltre a Ennodio, a menzionare l'intervento del giovane Teoderico a favore dell'imperatore Zenone contro l'usurpatore Basilisco (par. 42). Del re amalo vengono esposti l’origine, i rapporti con Bisanzio e con il senato romano, la politica edilizia e religiosa, oltre ad alcuni aneddoti. La narrazione presenta però una vistosa frattura: mentre fino al par. 79 il regno teodericiano è presentato sotto una luce nettamente positiva, a partire da questo punto e relativamente agli ultimi tre anni del regno di Teoderico comincia una sezione decisamente poco elogiativa per il re (il par. 79 inizia infatti con l'affermazione Igitur rex Theodericus inlitteratus erat et sic obruto sensu), tanto che Moreau propende per individuare due diversi autori, uno per la parte relativa alla prima fase del regno teodericiano e uno per gli anni successivi, che non esita a criticare l’operato del re. Tuttavia, studi linguistici (Adams, ma cf. le limitazioni di Bracke) e storici (vd. ad esempio Barnish e Tönnies) hanno persuasivamente dimostrato l'unità del testo: il deciso e netto cambiamento di tono non deve essere attribuito a un autore diverso, bensì a una duplicità di valutazione dell'anonimo compilatore, il quale ha voluto separare nettamente il giudizio sull'operato politico del re dal suo atteggiamento religioso, che ha finito per portare a una contrapposizione con parte del Senato e con Bisanzio (Koenig). [S. Rota]