Edizione di riferimento:
Manlii Seuerini Boetii, Opera omnia, accurante J.-P. Migne, tomus posterior, Parisiis 1891, 1173-1216 (Patrologiae Latinae, 64)
Il De differentiis topicis è l'ultimo saggio di logica scritto da Boezio che sia giunto fino a noi; fu composto, probabilmente, subito dopo il commento ai Topica di Cicerone e terminato prima del 523 (De Rjik 1964). L'opera, caratterizzata da grande sistematicità, cerca di fornire un metodo per trovare argomenti utili a risolvere ogni tipo di quaestio. Questa disciplina fu teorizzata per la prima volta da Aristotele nei Topici, come tecnica per la corretta strutturazione della disputa dialettica: la funzione di un topos, infatti, per Aristotele, è quella di garantire la validità di un'argomentazione riportandola sotto un punto di vista universale (Pinborg 1984). La scienza topica era stata analizzata, in ambito latino, da Cicerone che, però, la utilizzava con finalità quasi esclusivamente retoriche (Riposati 1947).
In questo trattato, Boezio, che aveva tradotto e glossato i Topici di Aristotele (il suo commento, purtroppo, non ci è giunto) e commentato quelli di Cicerone, cerca di armonizzare l'insegnamento greco con quello latino e di mettere in luce l'originaria valenza dialettica dei Topica di Cicerone (De. diff. top. PL 64,1173). Per raggiungere questo fine, Boezio non istituisce un confronto diretto tra Aristotele e Cicerone (difficile da strutturare, dato che Aristotele si muove principalmente sul piano della dialettica, mentre Cicerone ragiona in termini eminentemente retorici), ma attinge la topica greca dalla parafrasi retorica ai Topici di Aristotele scritta da Temistio, filosofo e oratore greco del IV sec. d.C.; dato che quest'opera è andata perduta, Boezio, insieme ad Averroè, rappresenta una delle principali fonti per la sua ricostruzione (Hasnawi 2007).
Il trattato di Boezio è strutturato in quattro libri: nel primo, di carattere introduttivo alla disciplina, l'autore fornisce le definizioni di propositio, quaestio, conclusio e argumentum; nel secondo libro, dopo la trattazione dell'argumentatio e delle specie dei loci, viene esposta la lista delle maximae propositiones di Temistio; il terzo libro presenta la divisione ciceroniana dei loci e dimostra come quest'ultima sia compatibile con quella di Temistio; il quarto libro, infine, delinea le differenze tra i loci rethorici e quelli dialectici.
L'opera è testimoniata in più di 220 codici, in maggioranza del XIII secolo; i manoscritti più antichi (6 esemplari) risalgono al X secolo (Milanese 1982; Nikitas 1990); l'edizione offerta dalla Patrologia Latina (64,1173-1216) deriva dal testo edito da Heinrich Loriti ''Glareanus'' (Basel 1546 e 1570); il De differentiis topicis fu tradotto in greco nella seconda metà del XIII secolo da Manuel Holobolos, oratore bizantino al servizio dell'imperatore Michele VIII Paleologo, che probabilmente se ne avvalse durante la sua attività di insegnante di grammatica e retorica; l'opera dovette riscuotere un certo successo, dato che la traduzione di Holobolos è giunta fino a noi in ben 21 manoscritti, redatti soprattutto tra il XV e il XVI secolo (Fisher 2003). [M. Ferroni]