Edizione di riferimento:
Manlii Seuerini Boetii, Opera omnia, accurante J.-P. Migne, tomus posterior, Parisiis 1891, 793-832 (Patrologiae Latinae, 64).
Lo scopo di questo opuscolo, considerato da Boezio come un saggio introduttivo (PL 64,793), è quello di fornire un resoconto sintetico sul sillogismo categorico. Il primo libro, che raccoglie e commenta alcune tematiche derivanti dai capitoli iniziali del Perihermeneias di Aristotele, è dedicato alla proposizione e ai suoi elementi semplici: Boezio analizza il nome, il predicato, l'oratio e, infine, la proposizione e le sue proprietà; nel secondo libro, che propone una selezione di argomenti tratti dagli Analytica Priora, l'autore si occupa della composizione e delle regole del sillogismo, della correttezza formale, della convertibilità tra le diverse forme di sillogismo e della consequenzialità (Righi 1984).
La sua fonte principale è Aristotele (PL 64,793C; 810B; 813C; ecc.); Boezio fa riferimento anche a Teofrasto e a Eudemo (PL 64,813C) e, soprattutto, a Porfirio, definito gravissimae vir auctoritatis (PL 64,814C). Il primo libro, inoltre, riprende in diversi punti il commentario di Ammonio al Perihermeneias; il secondo libro, invece, trova numerosi parallelismi nei commenti agli Analytica Priora composti da Alessandro di Afrodisia, Ammonio e Filopono. Così come i commentatori greci di Aristotele, Boezio avanza procedendo dagli elementi semplici (nome, predicato, proposizione) verso quelli più complessi (sillogismo) e analizza le propositiones per mezzo di distinzioni successive; da Alessandro di Afrodisia deriva, inoltre, la conversio per contrapositionem, che non era mai stata trattata esplicitamente da Aristotele (Lee 1984). Anche Porfirio aveva scritto un'introduzione al sillogismo categorico e Boezio mostra di esserne a conoscenza (In Isag. I, 15); dato che, però, l'opera di Porfirio è perduta, non possiamo stabilire quanto essa abbia influenzato il De syllogismo categorico boeziano (Thomsen 2008).
È difficile stabilire la datazione dell'opera: lo stile del primo libro richiama quello del commento di Boezio all'Isagoge di Porfirio; l'autore, inoltre, fa espressamente riferimento a un suo commento al Perihermeneias, rimandando ad esso per eventuali approfondimenti (PL 64, 795A, 797B, 810B; De Rijk 1964). Il primo commento di Boezio al Perihermeneias, però, non fa alcun riferimento al De syllogismo categorico; nel suo secondo commento, invece, Boezio allude ai libri «quos de categoricis syllogismis conposuimus» (In Peri herm. II, 172,8), ma non vi è modo per stabilire se questo passo sia riferibile al De syllogismo categorico, all'Introductio ad syllogismos categoricos oppure a entrambe le opere. Per quanto il criterio dei riferimenti incrociati non sia sempre attendibile e non permetta di stabilire la datazione in maniera risolutiva, è lecito supporre che i trattati relativi ai sillogismi categorici siano stati composti nel periodo intercorso tra la prima e la seconda redazione del commento al Perihermeneias (De Rijk 1964).
Il primo libro del De syllogismo categorico non fa mai esplicitamente riferimento al secondo: alcuni studiosi si sono chiesti se il secondo libro di quest'opera non fosse, in realtà, la prosecuzione dell'Introductio ad syllogismos categoricos (Prantl 1855). Nonostante l'assenza di riferimenti diretti, i due libri sono legati da una grande continuità linguistica e stilistica: in entrambi, ad esempio, Boezio utilizza il termine contraiacentes per indicare le proposizioni che hanno lo stesso soggetto e lo stesso predicato, ma differiscono in quantità e qualità; le stesse, nell'Introductio, vengono definite oppositae o angulares (Thomsen 2008).
Il testo del De syllogismo categorico è trasmesso da circa 50 manoscritti databili tra il X e il XV secolo; considerando il numero dei codici, la loro datazione e la loro provenienza geografica, è lecito concludere che l'opera è stata riscoperta all'inizio del Basso Medioevo e ha raggiunto la sua massima diffusione nel XII secolo, soprattutto in Europa centrale (Thomsen 2008). [M. Ferroni]