Edizione di riferimento:
Cassiodori Senatoris Institutiones Edited from the Manuscripts by R.A.B. Mynors, Oxford 1937
– Traduzione italiana di M. Donnini, Roma 2001
– Traduzione inglese di L. W. Jones, An Introduction to Divine and Human Readings by Cassiodorus Senator, New York 1946
– Traduzione inglese di J.W. Halporn e B. Halporn, faculty.georgetown.edu/jod/inst-trans.html
Il testo delle Institutiones è uno fra i più difficili da pubblicare, perché del secondo libro abbiamo tre diverse redazioni: l’autore aveva predisposto in un manoscritto il materiale preparatorio, e dopo la stesura dell’opera, intorno al 460, continuò a lavorarci per almeno venti anni fino alla morte; poi a Vivarium si intervenne con ulteriori integrazioni e contaminazioni della tradizione, che rendono praticamente impossibile la ricostruzione di una sicura ‘volontà’ editoriale di Cassiodoro. Per fortuna l’edizione di Mynors è frutto di un ottimo lavoro filologico e ha posto le basi per una comprensione di quello che è avvenuto finché l’autore fu in vita, nel periodo vivariense che comprende alcuni decenni, dopo la sua scomparsa, nello stesso monastero, per interventi dei primi destinatari dell’opera, e poi nei secoli fra queste prime fasi e la nostra tradizione carolina. Dopo Mynors, gli studi di Courcelle e Holtz e le considerazioni di Giovanni Orlandi hanno consentito una buona ricostruzione di queste vicende, che però può aiutare solo in parte per le complesse scelte che toccano a un editore.
La finalità dell’opera è di fornire, in due volumi, una sorta di manuale ragionato, o meglio di piccola enciclopedia, sulle conoscenze necessarie nel campo religioso (nel primo volume) e in quello delle arti del trivio e del quadrivio, indispensabili come formazione preliminare di base (nel secondo). La particolarità dell’opera, che la rende per noi assai preziosa, è che all’esposizione dei contenuti viene affiancata la bibliografia di riferimento, con brevi sintesi e valutazioni delle singole opere, ma soprattutto con l’indicazione di dove sono reperibili nella biblioteca di Vivarium, oppure della loro mancanza, con l’invito ai monaci a fare il possibile per procurarsele. Questo ci consente di farci un’idea abbastanza precisa del patrimonio librario a cui potevano attingere i monaci e della composizione dei singoli manoscritti, e permette di ricercare fra i testimoni pervenuti quelli che per l’organizzazione del materiale possono derivare dalle copie vivariensi o comunque da un esemplare dello stesso ramo.
Il primo libro contiene 23 capitoli dedicati alle Sacre scritture e ai vari commentari presenti a Vivarium, seguiti da altri 10 con istruzioni varie ai monaci nel campo di diverse discipline profane e attività lavorative, dalla geografia all’agricoltura, dall’ortografia – per il lavoro degli amanuensi – alla medicina, con riferimenti soprattutto a Varrone, Columella, Plinio il Vecchio e ad altri autori ‘tecnici’ di agricoltura, allevamento, epistolografia e altre attività professionali. Il secondo libro tratta in 7 capitoli le sette arti liberali, quelle del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e quelle del Quadrivio, che tutte insieme costituiscono la matematica (aritmetica, musica, geometria, astronomia). Centrale è la dialettica, che partecipa del Trivio perché lavora su parole e frasi e condivide con la retorica la parte della topica, ma anche del Quadrivio per i suoi aspetti di logica formale e perché, a differenza del Trivio, che si occupa di materie in divenire, non definite una volta per sempre, ha per oggetto la ricerca di una verità assoluta e non modificabile; come Donato per la grammatica e Cicerone per la retorica, così anche la dialettica ha un suo rappresentante di eccellenza, che naturalmente non può che essere Aristotele e quindi l’Organon. Interessante è anche l’esplicita affermazione presente nell’opera che mentre il Quadrivio è costituito di discipline puramente teoriche, prive di qualsiasi possibile applicazione pratica, le arti del Trivio partecipano invece di teorico e pratico, sicché numerose attività lavorative utili e redditizie sono fondate sulla conoscenza di grammatica e retorica.
La fortuna medievale delle Institutiones è stata grandissima: molte biblioteche sono state ordinate e organizzate sul modello di quella di Vivarium, come è descritta nelle Institutiones, molti programmi di studio hanno risentito del modello cassiodoreo, anche se solo raramente fu altrettanto forte l’attenzione a presentare le discipline in maniera critica oltre che normativa, con il riferimento agli studi sull’argomento e soprattutto con il continuo invito a procurarsi altro materiale oltre quello già disponibile in sede. [G. Polara]