Edizione di riferimento :
Cassius Felix, De la médicine, éd. par A. Fraisse, Paris 2002 (Collection des Universités de France).
L’opera De medicina di Cassio Felice, costituita da 82 capitoli, nei quali la presentazione dei disturbi e dei rimedi corrispondenti procede a capite ad calcem (Sabbah), ha fini evidentemente terapeutici: il quadro sintomatologico e le cause di ciascuno dei disturbi analizzati vengono descritti in maniera assai concisa, e l'attenzione dell'autore è tutta concentrata sulla presentazione delle terapie. La maggior parte dei capitoli si sviluppa secondo uno schema ricorrente: l'autore esordisce con una riflessione sul nome della malattia enunciata, che include l'elencazione dei sinonimi e una breve spiegazione etimologica. Seguono l'esposizione dei sintomi caratteristici, l'eziologia e una descrizione ampia e dettagliata dei rimedi possibili. Il rigore scientifico con cui viene descritta la preparazione dei farmaci lascia intendere che il De medicina sia destinato a specialisti della materia: giovani medici o, forse, studenti di medicina. La scrupolosità con cui vengono descritte le pratiche chirurgiche fa dell’opera un unicum nel panorama della produzione medica latina coeva: l'autore si sofferma a descrivere la forma delle incisioni da praticare (18.5), propone l'uso del cauterio per ottenere l'emostasi delle superfici cruentate, degli scalpelli per le scarificazioni (67.1) e delle cannule per la pratica della flebotomia (8.2). Per quanto riguarda le fonti del De medicina, Cassio Felice dichiara esplicitamente nella prefazione di voler trasmettere in latino tutto il sapere degli autori greci della setta 'logica': i più citati sono Ippocrate e Galeno; l’autore sembra accogliere anche alcuni principi della scuola medica 'metodica' (Fraisse) come la categorizzazione delle malattie in base alla comunanza dei sintomi (18.6) e la suddivisione del decorso clinico in fasi (7, 21, 46). Il dettato di Cassio Felice, sotto il profilo morfologico e sintattico, è relativamente corretto, tenendo conto dell'epoca in cui l'opera è stata redatta e del suo carattere tecnico-scientifico. Il De medicina è particolarmente interessante dal punto di vista linguistico: presenta, infatti, un gran numero di lemmi non attestati altrove, che potrebbero essere neologismi coniati dall'autore oppure esemplari di un lessico medico diffuso nel V secolo dei quali non sono sopravvissute altre attestazioni; è caratterizzato da un uso massiccio del greco: vi compaiono sia lemmi classici afferenti al lessico della patologia, sia ellenismi tardi, passati nella terminologia medica latina a partire dal IV-V secolo. L'editio princeps (Rose 1879) si basava su tre manoscritti: il codice Sangallensis 105, il Parisinus Latinus 6114 e il Cantabrigiensis Gg III. In seguito sono stati individuati altri testimoni dell'opera: il Vaticanus Latinus 4461, il Monacensis clm 29136 e il Parisinus Latinus 6882. A questi si aggiungono numerosi excerpta e gli apporti della tradizione indiretta. L'edizione del 2002, curata da Anne Fraisse per Les Belles Lettres, partendo dalla revisione del lavoro di V. Rose, completa lo stemma codicum integrando i nuovi manoscritti rinvenuti. [M. Ferroni]