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Edizione di riferimento:
Tiberi Claudi Donati ad Tiberium Claudium Maximum Donatianum filium suum Interpretationes Vergilianae, edidit Henricus Georgii, 2 voll., Lipsiae 1905-1906 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
Per il commento da VI.1 a VI.157: P. K. Marshall, “Tiberius Claudius Donatus on Virgil, Aen. 6.1-157”, Manuscripta 37, 1993, pagg. 3-20.
Se da un lato le Interpretationes Vergilianae si inseriscono perfettamente all’interno della scoliastica tardoantica a Virgilio, con cui condividono contenuti e metodi interpretativi, dall’altro rappresentano senza dubbio un unicum per due aspetti: la loro struttura e il rilievo della figura dell’autore. Donato, infatti, utilizza ampiamente procedimenti grammaticali (come l’ordinatio, la glossa dei termini difficili o utilizzati dal poeta in una funzione o con un significato particolari, le differentiae verborum, l’individuazione di rimandi interni...) in modo funzionale a un’esegesi che mira però ad altro: alla riscrittura del testo originale di Virgilio, per rendere esplicito tutto ciò che il poeta aveva lasciato sottinteso. Dunque, nel lessico quintilianeo l’opera si configurerebbe come una paraphrasis, perché il testo di Virgilio viene citato, commentato, riscritto, attraverso quella aemulatio in cui si trova applicata proprio l’operazione di omissa supplere le parole del poeta (Gioseffi 2013). Inoltre, tipico di quest’opera (e diverso da ogni altro commento virgiliano a noi giunto) è l’accostamento retorico al testo: l’Eneide viene letta da Donato come una lunga orazione di difesa di Enea da qualsiasi critica gli si fosse potuta rivolgere, in modo tale che egli possa degnamente rappresentare l’ascendenza di Augusto (Starr 1992, Squillante Saccone 2013); il commentatore, pertanto, non applica categorie retoriche al poema, ma si limita a rendere esplicita una costruzione retorica in esso sottesa (a suo parere, evidentemente; si veda Pirovano 2006). Infine, un ultimo aspetto centrale nell’esegesi donatiana è l’intento morale: dal testo virgiliano, infatti, il commentatore ricava sistematicamente delle massime che possano orientare l’agire del destinatario del commento (il figlio, innanzitutto, ma più in generale il lettore) nella vita di tutti i giorni; sono precetti morali, però, che non si basano né sull’adesione a una filosofia precisa né su un sentire religioso, ma sono improntati a un “comune buonsenso” (vedi Gioseffi 2005).
Dal punto di vista stilistico, l’opera si presenta, come diceva già Georgii, come estremamente lunga e prolissa; tale caratteristica è senza dubbio da ascriversi allo stile personale dell’autore, che utilizza l’amplificazione retorica, l’anafora a scopo espressivo, l’accumulo, il catalogo e ogni artificio retorico a lui noto per scopi sia persuasivi sia estetici.
Il commento di Tiberio Claudio Donato è tramesso da tre manoscritti carolingi: L (Laur. plut. 45.15, realizzato a Tours attorno al 769 d.C., contiene i libri I-V); R (BAV, Reg. Lat. 1484, copiato a Tours nella prima metà del IX secolo, contiene i libri I-V e X.1-585 e presenta correzioni di mano di Lupo di Ferrières); V (BAV, Vat. Lat. 1512, esemplato a Luxeuil tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX sec., contiene i libri VI.158-XII). L’edizione di Georgii si basa su questi tre codici, che egli inserisce in uno stemma codicum tripartito; tuttavia, il codice R è descriptus di L, come dimostrato da Pirovano (2004, 2008, 2018; a quest’ultimo volume rimando anche per la descrizione dettagliata di tutti i codici delle Interpretationes Vergilianae). Inoltre, nel suo lavoro Georgii considerò le prime edizioni a stampa del commento: la princeps napoletana del 1535 per i tipi di Johannes Sultzbach e Mattia Cancer, curata da Giovanni Paolo Flavio; l’edizione di Georg Fabricius (Basilea, apud Henrichum Petri, 1551). Georgii conosceva inoltre dieci manoscritti umanistici delle Interpretationes Vergilianae, che non utilizzò però per la constitutio textus; studi successivi hanno portato questo numero a quindici (sedici, se consideriamo l’esemplare perduto che era alla base della princeps; vedi Pirovano 2018). Notevole, ma di nuovo ignorata da Georgii, anche la presenza di annotazioni derivate dalle Interpretationes Vergilianae nei margini di codici virgiliani glossati: il più interessante è senza dubbio il cosiddetto Virgilio di Tours (Bern, Burgerbibliothek 165), ma ne sono stati individuati complessivamente sei, divisi da Pirovano (2004, 2010, 2014, 2018) in due famiglie. Si tratta di una tradizione molto attiva, che rimaneggia fortemente il testo di partenza; dunque, per la constitutio textus l’interesse di questi codici è decisamente limitato, ma il loro studio consente di far luce sull’utilizzo del commento di Donato nella scuola carolingia. Infine, merita un cenno anche una particolare operazione editoriale subita dal testo di Donato ad opera di Cristoforo Landino: nella sua edizione virgiliana del 1487, infatti, il celebre umanista inserì nei margini alcuni passaggi delle Interpretationes, visibilmente riassunti e rielaborati, oltre al commento di Servio, di Domizio Calderini e di Landino stesso (si veda Sabbadini 1905, pag. 206; Pirovano 2018).
Il testo del commento di Donato da VI.1 a VI.157 si credeva perduto, finché non fu rinvenuto da Marshall nel codice z (Vat. Lat. 8222), una miscellanea composta nella Biblioteca Vaticana tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo unendo materiali di diversa provenienza, tutti successivi al XVI secolo. L’autenticità del frammento è dimostrata dallo studioso attraverso il confronto con annotazioni del Virgilio di Tours agli stessi versi, non riconducibili ad alcuna altra fonte nota e presenti in forma analoga in z, ma anche grazie alla rispondenza stilistica e contenutistica del frammento con il resto del commento di Donato. Il testo è molto accidentato, pertanto è stato oggetto di moltissimi interventi filologici: Harrison – Winterbottom 1995, Jakobi 1997, Gärtner 1997, De Nonno 1997, Watt 1997; Nesselrath 1997; Watt 1998, Lucarini 2013, Pirovano 2013, Lucarini 2014, Pirovano 2019.[Chiara Formenti]
Nella sezione Risorse - Opere sul Tardoantico è disponibile un elenco di tutte le varianti della presente edizione digitale, secondo i seguenti criteri:
- Le varianti sono indicate tramite il riferimento ai versi dell’Eneide commentati, non alle pagine dell’edizione Georgii; sono trascritte in ordine, a partire dalla prefazione fino al commento al XII libro.
- Per ogni sezione dell’opera, gli interventi sono divisi in quattro categorie:
- Come spiegato all’interno del file del testo di Donato, sui lemmi si è operato come segue: quando il lemma tradito dai codici di Donato è diverso qualitativamente dal testo virgiliano (secondo l’ed. Conte): se il testo commentato da Donato è quello del lemma, ho conservato il lemma tradito dai codici di Donato; se il testo commentato da Donato è quello di Virgilio, ho corretto il lemma; se il testo commentato da Donato potrebbe essere l’uno e l’altro, ho corretto il lemma. Quando invece il lemma tradito dai codici di Donato è diverso quantitativamente dal testo commentato da Donato stesso: se il lemma dei codici è più corto del testo commentato da Donato, ho aggiunto parte di lemma, come già Georgii; se il lemma dei codici è più lungo del testo commentato da Donato, ho eliminato parte di lemma. Infine, nei casi in cui il lemma è abbreviato dai copisti e sciolto da Georgii tra parentesi tonde, ho eliminato le parentesi, che rendono più difficile la lettura e non garantiscono del procedere di Donato, ma, semmai, di quello dei copisti dei codici.
- Per quanto riguarda le varianti all’interno delle citazioni virgiliane, ho proceduto come segue: se la citazione come tramandata dai codici di Donato non corrisponde a Virgilio (ed. Conte), ho normalizzato al testo dell’edizione Conte se la modifica non influisce sul discorso di Donato, mentre ho lasciato la variante se è evidente dal commento che Donato leggeva proprio quel testo virgiliano o che comunque lo stava adattando alla propria frase, come a volte si usa ancora oggi nelle citazioni di testi d’autore.
- Per quanto riguarda il testo di Tiberio, ho eliminato alcuni errori dovuti a cattive letture dei codici da parte dell’editore, e inserito alcune modifiche che vanno, generalmente, nel senso di una maggiore conservatività.
- Nel caso di lemmi e citazioni virgiliane, sono indicate tutte le modifiche rispetto a quanto tramandato dai codici, mentre per il testo di Tiberio sono inserite soltanto le variazioni da me operate rispetto all’edizione Georgii.
- Nella sezione «Annotazioni» sono raccolte invece notizie a mio parere interessanti, legate ad esempio allo stato di conservazione dei codici, come lacune, parti illeggibili, etc.
- Le edizioni virgiliane di riferimento sono:
Inoltre, sono state apportate all’edizione Georgii un’ampia serie di modifiche grafiche, volte a garantire una maggiore leggibilità e fruibilità dell’edizione; nel dettaglio: il lemma è stato trascritto in maiuscolo, i sottolemmi in corsivo; il testo di Donato è stato diviso in paragrafi che isolano le varie operazioni compiute dal commentatore (ordinatio, glossa, notizia grammaticale, parafrasi…); per le citazioni di versi dell'Eneide, di altre opere virgiliane e di altri autori, è stato inserito il riferimento preciso tra parentesi quadre, sia nel caso di citazione testuale che di richiamo generico. [Chiara Formenti]