Edizione di riferimento:
Marc Steinmann, Alexander der Große und die „nackten Weisen“ Indiens. Der fiktive Briefwechsel zwischen Alexander und dem Brahmanenkönig Dindimus, Einleitung, lateinischer Text, Übersetzung und Kommentar, Berlin 2012.
La Collatio Alexandri et Dindimi consiste in cinque lettere scambiate tra Alessandro e Dindimo, capo dei Bramani, sullo stile di vita di questi filosofi indiani. La prima lettera è di Alessandro, che, venuto a conoscenza della virtù di questi saggi, chiede di essere informato più approfonditamente circa la loro filosofia di vita, impostata sulla semplicità e la sobrietà. Seguono due lettere di Dindimo intercalate a due risposte di Alessandro, al quale è lasciata la lettera conclusiva e dunque l’ultima parola nel dibattito. Si contrappongono gli ideali di povertà e di ascetismo estremo dei Bramani ad una prospettiva razionale da parte di Alessandro circa il godimento dei beni della vita, ispirata al principio del senso della misura. La figura del Macedone in quest’opera è tratteggiata in termini positivi, come sovrano saggio e benevolo.
L’opera è stata datata dagli studiosi in modo oscillante tra il III e il V secolo d.C.: sicuro terminus ante quem è la menzione che ne fa Alcuino nel prometterne copia a Carlo Magno; terminus post quem viene considerato il II secolo d.C. in base alle caratteristiche della lingua. Da ultimo Alan Cameron ne sostiene la datazione al V secolo, sulla base di echi diretti di Simmaco (The Last Pagans of Rome, 2011, p. 562) e Steinmann nella sua edizione (2012) ne circoscrive gli anni di composizione al 410-420.
Oggetto di discussione è anche la posizione filosofico-religiosa dell’autore: alcuni studiosi hanno voluto individuarvi ideali cristiani e influssi dei padri della chiesa, altri accentuano invece la presenza della tradizione ascetica cinico-stoica e, nella lettera finale, di precetti aristotelici come il rifiuto degli eccessi e l’elogio della μεσότης. In considerazione dell’influsso che il cinismo esercitò sul pensiero cristiano, il problema appare di difficile soluzione.
Tema di dibattito è anche se si debba considerare la Collatio, come le altre opere tardoantiche su Alessandro, traduzione di un originale greco, per altro non pervenuto: Steinmann la ritiene opera originale. La Collatio è tramandata in manoscritti assai numerosi (77 in totale), i più antichi dei quali del IX secolo. Una versione rimaneggiata della Collatio è presente in un manoscritto Bambergensis dell’inizio del secolo XI. [R. Tabacco]