Edizione di riferimento:
De conceptu, Estratti di un'antica traduzione latina del Περὶ γυναικείων pseudoippocratico l. I, introduzione di I. Mazzini, testo critico di G. Flammini, rivisto da I. Mazzini Bologna 1983.
Fra le traduzioni latine tardoantiche dal Corpus Hippocraticum ne rientra una, parziale, dal libro I del Περὶ γυναικείων (Littré 1853; l’opera è usualmente citata col titolo latino De mulierum affectibus e in alternativa come De morbis mulierum: Fichtner 2016, pp. 53-54), cui si aggiunge qualche frammento da un’altra traduzione dal libro II. La traduzione degli estratti dal libro I ci è testimoniata dai due codici del IX secolo Parisinus 11219 (ff. 212r-221r) e Leninopolitanus F. v. VI. 3 (f. 8 r-v). Per quelli dal libro II, dal solo Leninopolitanus (ff. 14v-17v; sui due manoscritti: Beccaria 1956, pp. 166-173 e 399-402).
Gli estratti relativi al libro I sono stati riconosciuti e identificati da Beccaria (1959, pp. 36-43) nel Parisinus 11219, dove sono tramandati sotto il titolo fuorviante Incipit epistola Ypocratis ad Micanetem (sic!: f. 212r). Sulla base del suo studio, Mazzini propone questa ricostruzione (Mazzini-Flammini 1983): gli estratti facevano parte di un’antologia medica che doveva intitolarsi De statu corporis generis humani, e che veniva presentata da un’epistola introduttiva di Ippocrate a Mecenate, in cui se ne illustrava l’articolazione tripartita (qui citata secondo il testo di Beccaria 1959, p. 58; cfr. Vázquez Buján 1982, p. 48): prouocas me de studio scolae artis medicinae dicere et tractare de statu corporis generis humani, hoc est de natura nostra, primum de conceptu, secundum de interaneis et uisceribus nostris, tertium de substantia et quibus gubernaculis membrorum sumus expositi et quibus uitiis dediti sumus usque ad aduersa pericula, quae patimur […]. Di queste tre parti, il Parisinus 11219 conserva solo la prima, quella che sembra indicata come de conceptu, e che appunto consiste nelle nostre traduzioni dal libro I del De mulierum affectibus del corpus ippocratico (la sola seconda parte è conservata nel Parisinus 7027, che al f. 2v nuovamente trasmette la citata epistula con le parole Incipit liber Ypogratis ad Mecenatem salutem: Beccaria 1959, § 6, p. 36; Vázquez Buján 1982, p. 48). Per questa ragione Mazzini-Flammini 1983 scelgono di conferire direttamente a tale traduzione il titolo De conceptu: “esso si adatta bene all’intero frammento di traduzione perché contiene appunto quelle parti che nel ΠΓ [scil.: Περὶ γυναικείων] più direttamente riguardano la concezione e cioè: le malattie della matrice, i casi di impedimento nella concezione e le cause dell’aborto; vengono trascurate invece le restanti parti della patologia e terapia ginecologica, che costituiscono la maggior parte del trattato pseudoippocratico” (p. 9).
Il capitolo IX di questa traduzione (ed. Mazzini-Flammini 1983, corrispondente ai capitoli da 10 a inizio 12 dell’originale) è tramandato anche dal codice Leninopolitanus, insieme alla traduzione di estratti dal II libro del Περὶ γυναικείων e a vari altri materiali di soggetto ginecologico di disparata provenienza, in un trattatello antologico dal titolo De diversis causis mulierum (ed. Brütsch 1922); questo solo capitolo, e unicamente sulla base del Leninopolitanus, è stato edito da Walter 1935 e da Egert 1936.
La traduzione del solo libro I ha la sua editio princeps in Mazzini-Flammini 1983. In essa sono stati tradotti i capitoli 1 (parzialmente), 7-35, 36 (parzialmente), 37 (parzialmente), 38 (Mazzini 1983, Mazzini-Flammini 1983). È stata quindi nuovamente edita con studio introduttivo e traduzione in Vázquez Buján 1986, che anche in una parallela rassegna bibliografica (1986b, pp. 149-150) prende le distanze da Mazzini-Flammini 1983. In particolare, Vázquez Buján sostiene che questa traduzione del libro I ha tutta l’aria di essere non quella originaria, ma una sua rielaborazione, e ritiene opportuno prescindere dalle indicazioni della fittizia lettera a Mecenate che introduce il trattato da Beccaria chiamato Liber ad Mecenatem, evitando di adottare per essa il titolo specifico De conceptu, per ritornare al titolo tradizionale De mulierum affectibus. Un breve esame del Prologus e di alcuni passi dei cap. I e XXVIII è condotto da Beccaria 1959, pp. 38-40. A parere di Innocenzo Mazzini, che conduce un’ampia e dettagliata analisi linguistica dell’opera, questa traduzione è di mano diversa e indipendente da quella che opera sugli estratti del libro II (Introduzione a Mazzini-Flammini 1983, pp. 11-13). Lo studioso ritiene tuttavia possibile che i due lavori nascano da un medesimo ambiente, da individuare a suo parere nella scuola medica attiva in Ravenna nel VI secolo. Il traduttore, che mantiene comunque un atteggiamento piuttosto libero nei confronti dell’originale, operando tagli, aggiunte e modifiche, dev’essere “un greco o comunque una persona bilingue, esperta nell’arte medica e che traduce oralmente” (Mazzini-Flammini 1983, p. 46). Dissente da Mazzini su vari punti Vázquez Buján: oltre che su quanto già ricordato, in particolare sulla competenza del traduttore (1984b, pp. 154-156 e 10), e sulla tesi della provenienza dell’opera dall’ambiente ravennate, cui contrappone una possibile provenienza da Vivarium, se non dal Nordafrica (1986, p. 58-60; vd. Hippocrates Latinus scheda autore). [F. Giannotti]