Edizione di riferimento:
Incerti auctoris Epitoma rerum gestarum Alexandri Magni, cum libro De morte testamentoque Alexandri, iterum rec. Ph. H. Thomas, Leipzig 1966 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
L'operetta narra gli avvenimenti principali della vicenda di Alessandro Magno dopo la morte di Dario fino all'arrivo alla costa dell'oceano indiano. È detta anche Epitome di Metz, dal luogo in cui era conservato l'unico codice che la tramandava, databile al X secolo, andato distrutto nella seconda guerra mondiale. Il titolo Epitoma si trovava nel codice mettense, ma non si sa quale fosse l'originale epitomato, anche perché il codice è mutilo della parte iniziale e finale, in cui doveva trovarsi il titolo e forse una praefatio con notizie sull'autore e sull'epoca di composizione. Lo studio delle fonti sembra invero indicare che l'Epitoma sia basata su diverse opere, anche autorevoli e risalenti alla prima generazione degi storici greci di Alessandro (si apparenta sia con la Vulgata clitarchea, sia con Arriano, sia per alcuni episodi col Romanzo). Attraverso lo studio della lingua e delle clausole ritmiche (Ruggini) la redazione latina va collocata tra IV e V secolo. E' stata avanzata l'ipotesi plausibile che l'Epitoma fosse composta per un fine di utilità immediata in occasione della campagna contro i Parti di Giuliano nel 363, datazione con cui è in armonia il fatto che l'autore appare pagano, come dimostra la frequente menzione degli dèi del pantheon tradizionale. La narrazione concede poco agli aspetti favolosi della vicenda del Macedone in voga nei secoli tardi e poco anche alla riflessione morale cara a Curzio Rufo. Dà spazio invece alle operazioni belliche, mostrando nel contempo interesse per gli episodi drammatici, capaci di avvincere il pubblico. Il ritratto di Alessandro che ne emerge è del tutto positivo, come grande condottiero vittorioso, e non sono menzionati gli episodi di conflitto con il suo entourage che ne accreditano la facies tirannica in buona parte della tradizione.
Nel codice di Metz era seguita dal De morte testamentoque Alexandri (vedi scheda apposita) che è tramandato anche in due codici ispanici. E' tema dibattuto dalla critica se le due operette configurino un'opera unitaria (Landgraf, Wölfflin, soprattutto in base alla numerazione consecutiva dei capitoli nel manoscritto di Metz: Epitoma 1-86, De morte 87-123) o, più probabilmente, di due opere diverse, forse del medesimo autore (Romano, Baynham), certo del medesimo ambiente pagano (Ruggini), come accertano soprattutto le analogie della lingua e il ricorrere di alcune espressioni particolari. [R. Tabacco]