Iulii Firmici Materni, Mathesis. Texte établi et traduit par Pierre Monat, Paris 2002 (Collection des Universités de France)
La Mathesis, o Matheseos libri VIII, è un’opera astrologica composta da Giulio Firmico Materno (300 ca. - 360 d.C. ca.), la cui datazione è verosimilmente da collocare tra il 334 e il 337, grazie ad una serie di dati interni, come il riferimento all’eclissi di sole del luglio del 334 (1,4,10) o le molteplici allusioni a Costantino (1, praef. 7; 1,10,13-14), che fanno supporre l’imperatore ancora vivo al momento della composizione. Senza dubbio l’opera di Firmico, dedicata al console ordinario designato Lolliano Mavorzio (Jones – Martindale – Morris), risente dell’influenza del poema in cinque libri Astronomica di Manilio (Ziegler 1969; Abry), mai citato direttamente nella Mathesis, che si inserisce a sua volta nel solco della tradizione astronomica greca rappresentata soprattutto dai Phaenomena di Arato di Soli. La Mathesis costituisce il primo trattato astrologico in prosa latina e Firmico mostra di esserne ben consapevole quando scrive hos… libros scripsimus, ne omni disciplinarum arte translata solum hoc opus extitisse videatur, ad quod Romanum non adfectasset ingenium (5, praef. 4). I primi due libri sono introduttivi alla materia vera e propria: il I è dedicato alla difesa della disciplina dai suoi detrattori, primo tra tuttiCarneade, mentre il II fornisce una serie di nozioni e tecniche di base a uso dei “profani” dell’astrologia. I restanti sei libri costituiscono un’applicazione di questi principi basilari: descrizione del cielo nel primo giorno, evocazione delle età del mondo e spiegazione dell’influenza degli astri sul destino individuale (III); ruolo e movimenti della luna (IV); ruolo dei punti cardinali (V); effetti delle diverse configurazioni che possono collegare ogni pianeta ai restanti sei e riferimento a personaggi celebri (VI); illustrazione dei rapporti esistenti tra i destini umani e le configurazioni astrali (VII); descrizione della sphaera barbarica, ossia la rappresentazione minuziosa della sfera celeste fatta da Persiani, Babilonesi, Egiziani e altri popoli “barbari” (Boll 1903).
Lo scopo primario del trattato è quello di mettere a disposizione dei principianti un manuale sistematico e preciso di tutte le conoscenze astrologiche accumulate nei secoli dai predecessori delle tre grandi tradizioni astrologiche (babilonese, egiziana e greca) e il ricorso frequente al termine institutio preso in prestito dal lessico retorico e giuridico mostra bene questo intento normativo (Monat). L’astrologia nel manuale di Firmico è presentata come una dottrina esoterica, al pari di una religione, e questo ha fatto dubitare gli studiosi per molto tempo che lo Julius Firmicus Maternus Junior delle subscriptiones dei codici contenenti la Mathesis fosse lo stesso del De errore profanarum religionum. Oggi tuttavia si ritiene che si tratti del medesimo autore, ancora pagano al tempo della composizione dell’opera astrologica, in seguito convertito al Cristianesimo (Ziegler 1953; Monat).
La tradizione della Mathesis paradossalmente è più ricca di quella dell’opera cristiana di Firmico, dal momento che lo scritto astronomico, i cui testimoni più antichi risalgono all’XI secolo, ci è trasmesso da 43 esemplari, mentre il De errore è riportato da un solo codice, il Vat. Pal. Lat. 165 (Kroll – Skutsch- Ziegler; Ziegler 1953). [D. Caso]