Edizione di riferimento:
Consulti Fortunatiani Ars rhetorica, introduzione, edizione critica, traduzione italiana e commento a cura di L. Calboli Montefusco, Bologna 1979.
La natura di manuale scolastico dell’Ars rhetorica di Fortunaziano è dimostrata da diversi elementi:
- l’aggiunta al titolo dell’aggettivo scholica o scholastica, che compare sia nei codici sia nelle più antiche edizioni (oltre all’attestazione del termine enchiriadis, per la quale vd. Scheda biografica);
- la forma dialogica e catechetica del materiale: in alcuni codici appaiono anche le sigle In = interrogatio e R = responsio oppure M = μαθητής e Δ = διδάσκαλος;
- la distinzione fra i precetti finalizzati alle orazioni in foro e quelli per le declamazioni scolastiche (Ars rhetorica II 20).
Dal punto di vista strutturale, il manuale si compone di due parti. La prima, più ampia, che occupa i primi due libri, è interamente dedicata all’inventio, e comprende a sua volta due sezioni. Una (l. I), dopo aver chiarito alcuni aspetti preliminari sulla rhetorica e l’orator, tratta degli status, affrontando anche una serie di questioni collaterali a essi collegati. L’altra (l. II), dopo i primi paragrafi ancora incentrati sugli status e sui relativi loci, riguarda le partes orationis. In forma compendiaria il terzo e ultimo libro presenta le altre parti della retorica: dispositio, elocutio, memoria e pronuntiatio, concludendosi con un precetto che, sebbene riferito alla pronuntiatio, è valido per tutte e cinque le parti della retorica: nihil sit in nobis notabile, ovvero nulla deve trasparire di tutto ciò che si impiega nell’ars (Calboli Montefusco 1979, pp. 60 e 462).
Secondo Calboli Montefusco 1979, mentre la sezione relativa agli status avrebbe le sue fonti principali in Ermagora ed Ermogene, interpolati con altri autori e forse conosciuti attraverso una fonte latina intermedia, la seconda sezione, incentrata sulle partes orationis, sarebbe basata su fonti romane, prevalentemente di derivazione quintilianea.
L’abbondanza di trascrizioni, le loro vicissitudini, l’imponente produzione manoscritta umanistica e la precoce comparsa delle edizioni a stampa sono la prova del successo che questo manuale ebbe nel corso dei secoli. Già nel VI sec. Cassiodoro, che se ne servì nelle Institutiones (vd. Scheda biografica), riunì i tre libri dell’Ars rhetorica di Fortunaziano in un piccolo codice perché il lettore potesse utilizzarlo agevolmente. Sebbene questo codice sia andato purtroppo perduto, contribuì notevolmente alla diffusione del manuale, che, oltre a essere all’epoca “il più chiaro”, per la sua struttura catechetica, era senza dubbio anche “il più sistematico e il più completo” (Calboli Montefusco 1979), per la varietà degli argomenti e la ricchezza della casistica. Particolarmente originale si presenta la teoria del ductus – il «tenore del discorso» (I 6-8) –, trattata, al di fuori di quest’Ars, solo da Marziano Capella e da autori del XV sec. (Calboli Montefusco 2003; Lombardi Garbellini 2013). [F. Giannotti]