Edizione di riferimento:
Grammatici Latini, VI. Scriptores artis metricae. Marius Victorinus, Maximus Victorinus, Caesius Bassus etc., ex recensione H. Keilii, Hildesheim 1961, 633-634, 9 (reprografischer Nachdruck der Ausgabe Leipzig 1874).
Il frammento anonimo è trasmesso dal codice Berlin, Staatsbibl. Preussischer Kulturbesitz, Diez B. Sant. 66, una miscellanea grammaticale costruita a fini didattici intorno a Donato e scritta negli anni immediatamente precedenti al 791 da due copisti, uno proveniente da una scuola scrittoria francese e l’altro da una italiana (Bischoff 1973, 12 ss.; Holtz 1981, 358); quest’ultimo, che avrebbe rivisto e proseguito il lavoro del primo, è responsabile degli opuscoli e degli estratti di metrica alle pp. 223-277. Sulla localizzazione nella Germania occidentale, alla corte di Carlo Magno (Bischoff, Holtz), ha sollevato dei dubbi Villa, che nel suo studio del 1995 riconduce il codice all’Italia settentrionale con tesi poi riprese nel lavoro del 2000; sicuro resta però il legame di chi allestì la raccolta con gli ambienti di corte carolingi (De Paolis 2003, 60). Il frammento, posto nel manoscritto di seguito al De metris di Mallio Teodoro, ne vuole essere un completamento, insieme al successivo de speciebus hexametri; esso presenta elementi comuni ai trattati di metrica di Aftonio e di Atilio Fortunaziano (IV sec.) e nella prima parte coincide con il primo quasi ad verbum. All’etimologia dei diversi nomi dell’esametro (heroum, hexametrum, dactylicum) seguono osservazioni sul metrum come unità di misura e sulle affinità tra esametro e trimetro giambico, interpretati alla luce della teoria della derivatio come i due versi da cui tutti gli altri deriverebbero. Un frammento del Margite (fr. 1 West) è citato, come nel P. Fackelmann 6, per dimostrare che già Omero avrebbe mescolato esametro e trimetro tamquam pares; i medesimi versi sono tramandati anche da Atilio Fortunaziano, GL VI 286, 5-7, per attestare l’invenzione del giambo da parte di Omero. L’anonimo autore di questa breve compilazione, la cui cronologia resta incerta, conosceva perciò il greco, come indica, oltre alla citazione del Margite, anche la presenza di altre citazioni in lingua. [M. Callipo]