Edizione di riferimento:
Caesii Bassi De metris et Atilii Fortunatiani De metris Horatianis, a c. di G. Morelli, Hildesheim 2011-2012 (Collectanea Grammatica Latina 11), vol.1, pp. 47-51.
Sotto il nome di Fragmentum Vaticanum (o “Vatican Grammarian”: cfr. O’ Neil, p. 275 e n.15) si annoverano cinque brevi excerpta grammaticali, anonimi. La denominazione, dovuta alla presenza dei testi nel ms. Vaticano latino 5216, non è in realtà esplicita di una tradizione che, come per diverse altre opere, risale al celebre ritrovamento di codici a Bobbio, nel 1493 (Morelli, Trattazioni, 315-16). Gli estratti De positura, de chria, de poemate, de versu, de accentibus seguivano infatti, già nella copia allestita dal Galbiate nello stesso monastero, il testo di Cesio Basso e così dunque l’umanista doveva leggerli nell’antigrafo bobbiese; in questa posizione e nello stesso ordine i testi passarono poi nelle copie successivamente organizzate, ovvero nei manoscritti Napoletano IV A 11 (85r-86r), Vaticano latino 3402 (80r-81v), Vaticano latino 5216 (6r-7r); fu quindi il Parrasio ad accoglierli nell’editio princeps dei testi grammaticali e metrici rinvenuti nella fortunata scoperta (gli excerpta furono poi dall’edizione parrasiana trascritti anche nell’Ambrosiano Q 123 sup.,113v-114r; su tutta la vicenda: Ferrari; Morelli, Le liste; Id., Trattazioni).
Rimane a tutt’oggi oscuro il compilatore di queste brevi e sostanzialmente schematiche classificazioni (Keil considerava, sia pure con cautela, come i testi potessero rinviare a una perduta sezione carisiana, ipotesi che però già Barwick non recepisce nella sua edizione di Carisio). Gli estratti, a eccezione del de chria, sono affini a numerose e a volte più ampie trattazioni affrontate nelle artes grammaticali (Diomede, Donato, Sergio) o dagli scrittori de re metrica (Atilio Fortunaziano, Mallio Teodoro): il de positura distingue rapidamente tra distinctio, subdistinctio e mora; il de poemate schematizza le definizioni di poema, poesis e poetice; anche le sezioni de versu e de accentibus risultano di struttura minima (si rinvia in generale all’apparato dei loci similes allestito da Morelli). Per quanto riguarda invece la sezione sulla chria, andranno tenute presenti, come testi di riferimento e confronto, le diverse trattazioni conservate nei Progymnasmata greci (Teone, Aftonio, Ermogene e la traduzione che di quest’ultimo effettua Prisciano nei Praeexercitamina): l’excerptum ne ripropone la canonica distinzione tra chria di parola, di azione e mista; nell’ambito della produzione latina, la discussione de chria si legge in Quintiliano (I 9, 3-5). Significativa anche la trattazione altomedievale dell’Anonymus ad Cuimnanum, il cui confronto con l’estratto ha consentito all’ultimo editore di allestire il testo bobbiese con maggiore sicurezza rispetto alle precedenti edizioni e, nell’insieme, di collocare il de chria all’interno di una ben definita tradizione retorica: come nell’Anon. Cuimn., infatti, anche nell’excerptum la chria ‘dimostrativa’ è considerata tra le chriai di parola ed è situata al quarto posto di questa categoria, considerazione che, a fronte degli interventi operati da O’ Neil nella sua edizione, conferma l’affidabilità del testo consegnato dal Napoletano IV A 11 (Morelli, II, 221-224). (Anita Di Stefano)