Edizione di riferimento:
B. Alexanderson, Die hippokratische Schrift Prognostikon. Überlieferung und Text, Stockholm 1963.
Il trattato ippocratico Προγνωστικόν (Alexanderson 1963; Jouanna 2013; recente traduzione italiana: Carena 2020, pp. 335-353, col titolo La prognosi) / Prognosticum o anche Prognosticon o Prognostica (Fichtner 2016 n. 3, pp. 10-11) è un manualetto di patologia che si sofferma soprattutto sulle malattie acute febbrili e i segni presentati da chi ne è investito, e che, se pur breve, è rimasto fondamentale nella prognostica greca. La sua immediata utilità pratica ha favorito la preparazione di una traduzione latina integrale, che poi ha conosciuto una fortuna soprattutto di natura indiretta a livello di “letteratura spicciola di ispirazione popolare” (Beccaria 1959, pp. 11-13), in una considerevole quantità di trattati apocrifi, talvolta assegnati allo stesso Ippocrate (Mazzini 1983, p. 485).
Tale traduzione si conserva nei codici Ambrosianus G. 108 inf. (s. IX: cc. 1r-3v, 15r-19v; descrizione in Beccaria 1956, pp. 288-291 e Alexanderson 1963, pp. 124-125) e Monacensis 11343 (s. XIII: ff. 5r-9v; descrizione in Alexanderson 1963, p. 125).
Per quanto riguarda datazione (fine V-primi VI secolo; cfr. Alexanderson 1963, p. 132), ambiente (forse Ravenna), lingua, tecnica di traduzione e caratteri in comune con le altre versioni latine tardoantiche dal corpus Hippocraticum, vd. Hippocrates Latinus (scheda autore). Su quest’opera in particolare osserva Beccaria 1959, p. 10: “la versione è calcata pedissequamente sull’originale con costruzioni grecizzanti, improprietà ed inesattezze di vario genere; ma da questa stessa sua incolta fedeltà trae il proprio valore, perché, essendo il testo greco pervenuto in manoscritti, che non risalgono più addietro del X secolo, costituisce una testimonianza importante per controllarne e migliorarne la lezione” (cfr. anche Vázquez Buján 1986, p. 56).
Si conservano frammenti di altre differenti traduzioni. “Un brano di una traduzione del capitolo secondo probabilmente ancora del VI secolo è stato rilevato dal Kühlewein in un manoscritto beneventano del principio del secolo X, il Montecassino 97 […] e si incontra a sé stante già in un codice della metà del secolo IX, di origine francese, il Parigino latino 11219” (Beccaria 1959, p. 11; cfr. anche Vázquez Buján 1984, pp. 646-647, con rinvio a Kühlewein 1884). Nel codice Sangallensis 44 (s. IX: pp. 220-223, descritto in Beccaria 1956, pp. 364-368) è tramandata una traduzione dei primi cinque capitoli, forse più tarda, sebbene sempre altomedievale (edizione Sigerist 1930: cfr. Beccaria 1959, p. 10; Autenrieth 1980; Mazzini 1983, p. 483, n. 2; Vázquez Buján 1984, pp. 646-647). [F. Giannotti]