Edizione di riferimento:
Itinerarium Alexandri, testo, apparato critico, introduzione, traduzione e commento a cura di Raffaella Tabacco, Firenze 2000.
L’Itinerarium Alexandri fu scoperto all'inizio dell’800 in un codice Ambrosiano altomedievale da Angelo Mai e pubblicato per la prima volta nel 1817. Da un codice imprecisato ne aveva tratta una trascrizione molto scorretta di pochi paragrafi il Muratori nel secolo precedente. È un’operetta di autore ignoto che, sotto forma di biografia, dalla nascita di Alessandro fino alla sua morte in Babilonia, si concentra in realtà sulle vicende dell’impresa persiana. Composta nel 340 d.C., è dedicata a Costanzo II, che in quel momento si impegnava in una nuova campagna contro i Persiani, con lo scopo di fornirgli una guida che potesse essere di buon augurio e insieme di insegnamento per la sua impresa. Il titolo, riduttivo in rapporto alla natura dell’opera, è scelto dall’autore per ragioni di modestia, com’egli stesso afferma nell’ampio proemio (par. 3: Itinerarium ... pro breuiario superscripsi castigans operis eius etiam nomine facultatem): si tratta dunque non di una guida di viaggio, ma per l’appunto di un breuiarium, che rielabora in forma compendiata l'Anabasi di Alessandro dello storico greco Arriano, pur senza dichiarare esplicitamente la sua fonte. Nel proemio l’autore professa di essersi basato sugli autori più degni di fede, e tale senza dubbio è Arriano, ma a questo autore principale egli ne affianca, in posizione marginale, altri assai meno storicamente fondati, che gli consentono qualche concessione alla vulgata e alla tradizione del Romanzo.
L’evidente parentela di alcuni episodi presenti nell’Itinerarium con le Res gestae Alexandri Macedonis di Giulio Valerio, traduzione latina del Romanzo greco di Alessandro, tramandate nello stesso manoscritto Ambrosiano che è l’unico testimone dell’Itinerarium, hanno fatto pensare alla possibilità di un’attribuzione al medesimo autore, ma questa tesi non ha fondamenti sicuri. Che la traduzione latina del Romanzo greco sia tra le fonti dell’Itinerarium è opinione comune della critica, condivisa da chi scrive. Da ultimo Jean-Pierre Callu (2010) vorrebbe rovesciare il rapporto pensando ad un’imitazione dell’Itinerarium da parte di Giulio Valerio.
L’operetta è priva della parte finale, perduta per la mutilazione del manoscritto Ambrosiano, che doveva contenere, insieme alle ultime vicende di Alessandro, il compendio dell’altra grande impresa vittoriosa contro i Parti, quella romana di Traiano, come assicura sempre il proemio (par. 1 itinerarium principum eodem opere gloriosorum, Alexandri scilicet Magni Traianique), forse sulla base della Storia della guerra partica del medesimo Arriano.
La lingua dell’Itinerarium è assai interessante come testimonianza dei caratteri del latino tardo-antico, ma si presenta in vari luoghi ardua da intendere, sia per il periodare ampio e involuto, ricco di costrutti participiali, sia per le numerose corruzioni del codice. [R. Tabacco]