Edizione di riferimento:
Lactantii Placidi in Statii Thebaida commentum, Vol. 1, recensuit Robert Dale Sweeney, Stuttgart Leipzig, Teubner, 1997.
Il testo è costituito da 659 pagine dell’ultimo editore teubneriano R. D. Sweeney (1997); esso sembra seguire la consueta struttura formale presente nei commenti di Servio, costituita da un lemma del testo della Tebaide cui segue lo scolio relativo. Spesso tuttavia nella explanatio Lattanzio Placido inserisce un lemma di un paio, o addirittura più versi, assecondando l’argomento, a cui corrisponde nella parte scoliastica una spiegazione generale, che poi si separa in successive riprese di sintagmi più brevi. Sono questi i punti in cui l’opera pare aver più sofferto nel cambio di formato da testo a sé stante a scrittura in margine, e su di essi si è rivolta l’attività critica degli editori; a mio parere è indispensabile procedere ad una nuova revisione critica dell’intera edizione del 1997, perché il problema della stratificazione esiste, vista la presenza, ora perduta, di una scoliastica staziana precedente, di cui lo stesso LP parla, e la plurivocità della sua explanatio (s.p.).
Lo stile esplicativo degli scolii, a differenza della facies linguistica, non risulta uniforme nella successione dei dodici libri del poema glossato, ma piuttosto implica «una progressiva riduzione della loro ampiezza, il che fa pensare alla mano di un unico estensore, ispirato da un ben determinato progetto» (Cardinali s.p.), mentre la sostanziale omogeneità di grammatica e di lessico diviene struttura sintattica fragilissima nelle brevi introduzioni in prosa ad ogni singolo libro. Il fatto che l’introduzione al primo libro sia andata perduta sarà dovuto a circostanze naturali e casuali, ma segnala altresì una perdita dolorosa di conoscenze su LP.
I temi trattati riguardano l’explanatio vera e propria del testo con note di natura grammaticale, sintattica, semantica, retorica, dove LP utilizza il lessico delle scuole dei grammatici, e qualche riferimento alla prosodia. Klotz ha constatato anche la presenza nel commento di clausole (1908, 505-508), che rappresentano una novità nella prosa scoliastica, ma la cui presenza appare saltuaria. Copiose, e del tutto in linea con la cultura dell’età tardo-antica, risultano essere le note mitologiche, geografiche, astronomiche e cosmografiche. Questi due ultimi argomenti sembrano accordarsi alla educazione neo-platonica di LP e al suo interesse per il mitraismo, mentre non appare traccia di cristianesimo.
Dal punto di vista della restituzione di un miglior testo della Tebaide gli scolii lattanziani offrono un loro significativo contributo (Klotz 1908, 487-492), che nella maggior parte dei casi si accorda con ω, e cioè il consensus codicum, ma talvolta recepisce la lezione di P, il Parisinus 8051, altrimenti noto come Puteanus, dal nome del possessore Dupuy, del IX-X secolo, probabilmente il ms. più antico di Stazio.
Un aspetto di significativo impegno da parte di LP riguarda le citazioni da autori della grecità (da Omero a Metrodoro di Scepsi) e della latinità (da Plauto a Nemesiano) che attestano i suoi interessi letterari e il livello delle sue letture. È tuttavia da considerarsi «fondato il sospetto che la menzione di un luogo autorevole sia legata al fatto che il grammaticus dispone di un riferimento che in qualche modo può essere impiegato nella sua explanatio senza che, in effetti, l’uso di detta autorità risulti minimamente illuminante nel chiarire il verso staziano» (Arena s.p.).
Agli scolii di Stazio presenti nell’edizione di Caspar von Barth del 1664-1665 come a nuovo materiale di possibile età tardo-antica ha fatto riferimento Berlincourt nell’opera da lui composta (2013) sul metodo e gli studi di questo filologo del XVII secolo. [C. Santini]