Edizione di riferimento:
[Maximi Victorini] Commentarium de ratione metrorum, con cinque trattati inediti sulla prosodia delle sillabe finali. Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di D. Corazza, Weidmann, Hildesheim 2011 (Collectanea Grammatica Latina 10).
Fin dalle prime edizioni a stampa, e in particolare a partire dalla silloge grammaticale pubblicata a Basilea nel 1527 a cura del Sicardo, si è costituito un corpus di quattro trattati, da Keil tutti attribuiti a un non altrimenti noto Massimo Vittorino, e cioè l’Ars Victorini grammatici (GL VI 187-205), l’Ars Palaemonis de metrica institutione (GL VI 206-15), il De ratione metrorum (GL VI 216 – 228) e il De finalibus (GL VI 229 – 240. 10). In realtà l’esame della tradizione manoscritta ha messo in luce da un lato che l’Ars Victorini grammatici (GL VI 187-205) e l’Ars Palaemonis de metrica institutione (GL VI 206-15) hanno una storia del tutto indipendente; dall’altro che sotto l’intestazione Commentarium de ratione metrorum va ascritto un corpus composito, ma fondamentalmente unitario, che comprende anche quelle parti che finora sono state considerate autonome e vanno sotto il titolo De finalibus. Quest’ultimo, esteso alle otto parti del discorso, ha infatti due tradizioni: la prima, che verosimilmente ne continua una anteriore, in cui si ripropongono i materiali integrativi spesso adespoti e/o anepigrafi inseriti nei manuali di Donato e dei suoi commentatori; la seconda, in cui l’analisi de finalibus applicata alle otto parti del discorso è corredata di ulteriori materiali (il De ratione metrorum di Keil, ma anche la parte di raccordo e il De caesuris finale) a costituire un corpus di carattere prosodico-metrico. Entrambe le tradizioni rivelano materiali comuni che lasciano intravedere un punto di intersezione, inizialmente per il solo ramo in cui si assembla il Commentarium.
La prima parte di questo trattato composito, corrispondente alla sezione De ratione metrorum (GL VI 216. 1 – 228. 5), si presenta come una raccolta, frutto di aggregazioni e giustapposizioni, di argomenti prosodico-grammaticali, articolata in due sezioni. La prima sezione (I-VIII) contiene nozioni prosodiche di ampiezza diversa, riccamente esemplificate; la seconda sezione (IX – X 3) contiene la dottrina de finalibus, articolata secondo due sole parti del discorso, nome (IX, inclusi participio e avverbio) e verbo (X 1-3), e conclusa da un breve riassunto (X 4) delle regole essenziali da seguire per riconoscere la prosodia delle sillabe a seconda della posizione che occupano all’interno della dictio. Il passaggio tra la prima e la seconda parte del Commentarium de ratione metrorum è realizzato da un intervento di raccordo (X 5) per illustrare la funzione complessiva di entrambi i segmenti artigrafici all'interno di un iter pedagogico finalizzato all’apprendimento di elementi di retorica. La seconda parte del Commentarium de ratione metrorum (corrispondente al De finalibus di Keil, GL VI 229 – 240. 10) è costituita da un de finalibus più articolato e completo, non limitato alle otto parti del discorso, che costituiscono il materiale preesistente al Commentarium, ma corredato di materiali introduttivi e conclusivi con lo scopo di delineare un percorso di apprendimento. [D. Corazza]