Edizione di riferimento:
Le premier mythographe du Vatican, texte établi par Nevio Zorzetti et traduit par Jacques Berlioz, Paris 1995 (Collection des Universités de France)
Con il titolo Mythographi Vaticani sono conosciute tre raccolte mitografiche contenute in alcuni manoscritti scoperti nel 1831 da Angelo Mai nella Biblioteca Vaticana, che vennero pubblicate, nello stesso anno, nel terzo tomo dei suoi Classici auctores e Vaticanis codicibus editi. La datazione tradizionale colloca i mitografi nel V-VI secolo, ma ora Zorzetti e Berlioz ne propongono uno spostamento in avanti fino al IX-X.
Il primo mitografo, anonimo (discutibili sono infatti le paternità ipotizzate dallo stesso Mai e in seguito da Bode, che nel 1834 ripubblicò i tre mitografi), è attestato dal solo testimone Vaticanus Latinus Reginensis 1401 ed è formato da tre libri: il primo e il secondo contengono rispettivamente 100 e 101 fabulae; il terzo, dopo la genealogia degli dèi e degli eroi, ne comprende altre 31. Le fabulae espongono il repertorio classico e sono inframmezzate, soprattutto nel terzo libro, da exempla tratti dalla storia greca e dalla storia romana. È da sottolineare che l’ordine delle fabulae non risponde a un criterio sistematico; tuttavia, alcuni racconti hanno per oggetto la stessa materia narrativa (dèi, giganti, imprese di Ercole etc.) e sono numerosi i casi di narrationes poste vicine che presentano un legame (per esempio il tema o l’omonimia). Il fabularius presenta coincidenze testuali con varie altre opere tardoantiche: le principali sono il commento a Virgilio di Servio, i commenti pseudoacroniani a Orazio, i commenti e gli scoli a Stazio, le Narrationes fabularum Ouidianarum e ancora Igino, Fulgenzio, Isidoro di Siviglia, ma non manca la presenza episodica anche della scoliastica lucanea e oraziana, delle glosse a Boezio, del testo di Darete, di epigrammi di Ausonio e così via. La dipendenza diretta del mitografo dal commentario serviano, da Lattanzio Placido e dalle Narrationes è certa. Per le coincidenze con le altre opere vi è chi ha ipotizzato delle fonti comuni perdute (Schulz 1905), ma la critica ha ormai persuasivamente dimostrato che il mitografo spesso attinge ad esse direttamente, oppure attraverso materiale scoliastico (Bühler, Skutsch; così anche Zorzetti e Berlioz). L’opera fu composta per la scuola: scopo del compilatore è quello di raccogliere tutte le narrationes mitologiche presenti nelle opere dei poeti (soprattutto Virgilio e Stazio). Va precisato che, poiché i poeti spesso non riportano tali racconti in extenso ma vi fanno solo allusione, il compilatore dovette consultare i commenti di questi auctores. Solo in questo modo poté comporre un mosaico le cui tessere sono costituite dal recupero di elementi sparsi nei poeti latini e nei loro commentatori. [B. Strona]