Edizione di riferimento:
Pelagonii Ars veterinaria, ed. K.-D. Fischer, Leipzig 1980
L'Ars ueterinaria di Pelagonio è un trattato di veterinaria, composto verosimilmente tra il 350 e il 400 d. C. Ci sono svariati motivi che giustificano questa collocazione cronologica: l'opera è nota a Vegezio, autore dei Digesta artis mulomedicinae, la cui fioritura si colloca presumibilmente tra il 383 e il 450 d. C., ma sembra sconosciuta all'autore della Mulomedicina Chironis, composta intorno al 400. Il testo è tramandato da tre manoscritti. Il principale è il Riccardianus 1179 (R), posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, copia dell'originale ritrovato e fatto trascrivere da Poliziano nel 1485. Oltre all'opera di Pelagonio il codice contiene le Suasoriae e le Controuersiae di Seneca padre e le Declamationes attribuite a Quintiliano. Il codex rescriptus Neapolitanus Latinus 2 (secolo VI, olim Bobiensis) (Bo), noto come Vindobonensis 16, manca di una parte del testo. Importante è anche l'Einsidlensis Stiftsbibl. 304 (secoli VIII-IX), che contiene i capitoli 12-33: quest'ultimo è stato scoperto da Corsetti e non era noto a Fischer, autore della principale edizione critica dell'opera (Lipsia 1980).
L'Ars ueterinaria è un manuale epistolare, dedicato in particolare alla cura dei cavalli: si apre con un'epistola prefatoria, in cui viene annunciata la scelta del genere epistolare, inusuale per le opere tecnico-scientifiche, e viene esposto un breve programma teorico; il destinatario è Arzigio, amico di Pelagonio, a cui l'opera è dedicata e per il quale costituisce un dono. Segue un indice dei 35 capitoli di cui l'opera si dovrebbe comporre. Troviamo poi una lettera di contenuto zootecnico dedicata a Festiano, in cui vengono descritti i cavalli dal punto di vista fisico e caratteriale, al termine della quale inizia l'opera vera e propria. In realtà essa è composta solo di 30 capitoli, a cui fanno seguito alcuni frammenti in greco. La ricostruzione dell'opera presenta ancora oggi diversi elementi di incertezza: secondo Zaffagno, il testo trasmesso non è quello originale. I motivi che conducono a questa affermazione sono diversi: la discrepanza tra l'indice e il contenuto dell'opera, la presenza delle parti finali scritte in greco e il fatto che alcuni capitoli non presentino la forma epistolare. Nell'Ars ueterinaria emerge un interesse edonistico piuttosto che pratico, caratteristica che viene biasimata da Vegezio; inoltre, elemento non inusuale nella trattatistica tecnico-scientifica tardolatina, sono presenti diverse formule magiche. Il motivo centrale dell'opera è l'amore per i cavalli, che accomuna autore e destinatario; le fonti principali di Pelagonio sono Columella e Celso. [V. Rinaldi]