Edizione di riferimento:
Abrégés des livres de l'histoire romaine de Tite-Live, vol. 34.1: «Periochae» transmises par les manuscrits (Periochae 1-69) ; vol. 34. 2: «Periochae» transmises par les manuscrits (Periochae 70-142) et par le papyrus d'Oxyrhynchos, texte établi et traduit par Paul Jal, Paris 1984 (Collection des Universités de France).
Le periochae (dal greco περιοχή, "sommario") sono i riassunti dei 142 Ab urbe condita libri che comprendevano l'opera di Tito Livio. Tali brevi epitomi ci sono giunte quasi integre, ad eccezione di quelle dei libri 136 e 137. La lunghezza dei riassunti è estremamente variabile e va, per esempio, dalle 3 righe del libro 135 alle 3 pagine di 48-49, ma non è possibile individuare un criterio che possa avere guidato tale scelta compositiva: si può osservare come ogni periocha funga anche da indice e repertorio dei fatti principali del libro liviano e, quindi, svolga una funzione di tipo informativo e didattico. I riassunti comprendono i fatti più importanti, la cui indicazione prevale rispetto al criterio cronologico della successione all'interno del libro epitomato (Kornemann). In particolare, del libro 1 ci è giunta una doppia redazione, la prima comprendente il riassunto completo del libro liviano (1a), la seconda solamente dei fatti successivi alla metà del regno di Anco Marzio (Liv. 1, 33, 1b); quest'ultima, tuttavia, si presenta coerente e solidale con il resto del corpus: probabilmente si è di fronte alle tracce della presenza di un'altra epitome liviana poi perduta, che fu utilizzata per colmare la lacuna iniziale di 1b (Sanders, Rossbach).
Le periochae sono trasmesse da vari manoscritti, dei quali il più antico e autorevole è il Palatinus Latinus Heidelbergensis 894 (N), risalente al IX secolo e contenente anche, per esempio, l'epitome di Floro; l'editio princeps risale al 1469, presso Sweynheym e Pannartz. L'attribuzione dell'opera è incerta: tuttavia, soprattutto in virtù degli studi di Wölfflin, è possibile ritenerla frutto di un unico autore.
Per quanto riguarda la datazione è ormai invalsa la posizione di Bessone e Jal che collocano le periochae nel IV secolo d.C., sia per analogie linguistiche con le opere dell'epoca, sia soprattutto perché questa datazione si inquadrerebbe perfettamente all'interno dello sviluppo del genere dell'epitome storiografica, che ebbe un particolare rigoglio proprio in questo periodo. [A. Balbo]