Edizione di riferimento:
Scholia Bernensia ad Vergili Bucolica atque Georgica, edidit emendauit praefatus est H. Hagen, Hildesheim 1967 (Leipzig 1867)
Nel 1867 H. Hagen pubblicò come Scholia Bernensia alle Bucoliche e alle Georgiche la raccolta di scoli testimoniata da tre codici dei sec. IX-X della Burgerbibliothek di Berna (165, 167 e 172) e dal Leidensis Voss. F 79. Un’edizione basata sul solo Bernensis 172 era stata pubblicata nel 1847 da Müller sotto i tre nomi che si leggono nell’inscriptio del codice, Iunilius Flagrius, Titus Gallus e Gaudentius.
Qualche anno prima Thilo e Mommsen avevano segnalato la vicinanza della silloge pubblicata da Müller con le due Explanationes alle Bucoliche (e con la contigua Brevis Expositio alle Georgiche) che tre codici dei sec. IX-X attribuiscono a “Iunius Philargirius” (testi poi pubblicati dallo stesso Hagen nel 1902, con attribuzione delle Explanationes a “Philargyrius”, forma adottata già da Poliziano). Si ritiene attualmente che il nome originario del commentatore fosse “Philagrius” (come ipotizzò Heraeus nel 1930), il quale sarebbe stato attivo a Milano ed avrebbe dedicato il proprio commento (come apprendiamo dalle inscriptiones che si leggono nei manoscritti) all’imperatore Valentinano II (425-455); potrebbe trattarsi, come ha ipotizzato Geymonat nel 1984, dell’omonimo personaggio citato da Sidonio Apollinare nel panegirico dell’imperatore Avito composto nel 456. La forma “Philagrius” è ora adottata da Morgan – Ziolkowski nella Virgil Encyclopedia (2014). Il commento di “Philagrius” sarebbe stato utilizzato dai compilatori altomedievali delle sillogi che ci sono rimaste (le due Explanationes, la Brevis expositio e gli Scholia Bernensia); resta poco chiaro il ruolo degli altri due nomi tardoantichi che si leggono nelle sillogi stesse assieme a quello di “Philagrius”, e cioè Gaudentius e Titus Gallus).
Questa ricostruzione è confermata dall’analisi degli Scholia Bernensia (Brewer 1973; Daintree-Geymonat 1988; Ziolkowski – Putnam 2008, pp. 674-98 con traduzione inglese del commento alla quarta egloga), che appaiono formate da materiale esegetico post-donatiano frammisto ad intrusioni serviane ed altomedioevali.
Diversamente dalle Explanationes e dalla Brevis Expositio, che sono costituiti da elenchi di scoli trascritti nei codici in forma continua, gli Scholia Bernensia sono in forma di scoli marginali, trascritti nei codici ai lati del testo virgiliano. Holtz 1984, pp. 156-59 li segnala fra i più antichi esemplari di questa tipologia, di cui attribuisce l’introduzione alla tradizione esegetica irlandese.
Gino Funaioli (1930) progettò un’edizione dell’originario commento di Philargyrius (e di quello di Titus Gallus) ed individuò numerosi codici, oltre ai quattro citati, in cui è reperibile materiale esegetico proveniente dagli Scholia Bernensia (11 codici erano considerati da Funaioli basilari per l’edizione; altri 65 utilizzabili quali fonti di materiale sussidiario). L’impresa progettata da Funaioli si è però rivelata irrealizzabile (cfr. Geymonat 1984; Daintree-Geymonat 1988). Nel 2003 Cadili ha pubblicato un’edizione sinottica della prima parte del commento alle Georgiche, nella quale sono proposte in parallelo le diverse redazioni altomedievali. [F.Stok]