Edizioni di riferimento:
Per il Commento ai libri I-V dell'Eneide:
RAND, E. K.- SAVAGE, J. J.- SMITH, H. T.- WALDROP, G. B.- ELDER, J. P.- PEEBLES, B. M.- STOCKER, A. F. (edd.), Servianorum in Vergilii Carmina Commentariorum, editionis Harvardianae vol. II, quod in Aeneidos libros I et II explanationes continet, Lancaster Penn. 1946;
STOCKER, A. F. - TRAVIS, A. H. - SMITH, H. T. - WALDROP, G. B. - BRUèRE, R. T. (edd.), Servianorum in Vergilii Carmina Commentariorum, editionis Harvardianae vol. III, quod in Aeneidos libros III-V explanationes continet, Oxford 1965.
Per il Commento al libro VI dell'Eneide:
JEUNET-MANCY, E. (ed.), Servius, Commentaire sur l'énéide de Virgile, livre VI, Paris 2012.
Per il Commento ai libri VII-IX dell'Eneide:
RAMIRES, G. (ed.), Servio, Commento al libro IX dell'Eneide di Virgilio. Con le aggiunte del cosiddetto Servio Danielino, Bologna 1996;
RAMIRES, G. (ed.), Servio, Commento al libro VII dell'Eneide di Virgilio. Con le aggiunte del cosiddetto Servio Danielino, Bologna 2003.
RAMIRES, G. (ed.), Servio, Commento al libro VIII dell'Eneide di Virgilio. Con le aggiunte del cosiddetto Servio Danielino, in c. d. s.
Per il Commento ai libri X-XII dell'Eneide:
THILO, G. (ed.), Servii grammatici qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, 3 voll., Leipzig 1878-1887 [rist. Hildesheim 1961].
L'edizione Harvardiana (libri I-V), quella di Jeunet-Mancy (libro VI) e quella di Thilo (libri X-XII) sono state criticamente rivedute da G. Ramires sulla scorta di nuove collazioni di manoscritti e aggiornate alla luce di altri contributi di critica testuale via via pubblicati nel corso degli anni. Se ne fa qualche esempio. A Aen. 1.12, nell'Editio Harvardiana, Servio dice che la parola urbs deriva da ab orbe, quod antiquae civitates in orbem fiebant, vel ab urbo, parte aratri, quo muri designabantur. In effetti, urbum (o urvum) è il termine impiegato anche da Varrone per indicare il manico dell'aratro, ma il cod. M (Monacensis 6394, sec. XI) di Servio legge ab uri, lezione relegata da Thilo in apparato senza alcun commento, ma confermata e anzi meglio esplicitata dal Monacensis 15953 (sec. XI), che ha a buri, ovvero la “bure”, parte posteriore curva dell'antico aratro, su cui si innestavano il timone, il manico e il vomere. Il termine buris è usato da Virgilio, Georg. 1.170 (Continuo in silvis magna vi flexa domatur / in burim et curvi formam accipit ulmus aratri). A Aen. 6.154 sia Jeunet-Mancy che, prima di lei, Thilo pubblicano così: sed si quis forte in fluvio pereat nec eius inveniatur cadaver, post centum ei annos ultima persolvuntur. Il cod. F (per il testo auctus) e il cod. L (Leidensis BPL 52, sec. VIII-IX), il più antico e autorevole testimone di Servio, al posto di ultima persolvuntur leggono parentatur, un termine tecnico per indicare l'offerta di un sacrificio funebre, che qui sembra assolutamente più appropriato.
Il Commento di Servio a Virgilio, e in particolare quello all'Eneide, è conservato in un numero considerevole di manoscritti, che vanno dalla fine dell'VIII secolo al XV secolo (ampio censimento della trad. ms. in Murgia 1975 e in Brugnoli 1990, ma cfr. anche Savage 1932 e 1934, nonché le edizioni moderne di Ramires 1996 e 2003). L'ed. princeps sembra essere quella pubblicata a Firenze nel 1471 da Bernardo Cennini, ma nello stesso anno, a Venezia, presso Valdarfer, apparve l'ed. curata da Battista Guarini, sulla base del lavoro preparatorio del padre, Guarino Veronese. L'edizione guariniana (che fu oggetto anche di un'edizione pirata a cura di Ludovico Carbone, allievo di Guarino, cfr. Piacente 1987 e Ramires 2008) è molto importante anche perché appaiono per la prima volta le aggiunte cosiddette “italiane” (cfr. ancora i due lavori di Ramires 2008). Seguirono molte edizioni (elenco parziale in Thomas 1880), sino a quella parigina del 1532, curata da Robert Estienne, notevole soprattutto per la presenza di aggiunte soltanto di recente correttamente attribuite ad un filone della tradizione manoscritta (α, cfr. Ramires 1996 e le sue ed. 1996 e 2003, nonché lo studio specifico apparso nel 2012). Si arriva così alla fondamentale edizione di Pierre Daniel, pubblicata a Parigi nel 1600, che per la prima volta rende note le importanti aggiunte presenti in una serie di manoscritti, che derivano da un commento tardoantico, che precede quello di Servio, e che a lungo è stato attribuito a Elio Donato. La questione verrà trattata ampiamente nella sezione dedicata a tale commento. Dopo l'ed. di Daniel ne seguirono ancora molte altre, alcune veramente notevoli, come quelle di Lucius (Basel 1613), Commelin (Leiden 1646), Maswich (Leeuwarden 1717), Burman (Amsterdam 1746), Lion, Goettingen 1826). La prima edizione critica moderna è quella di Georg Thilo, pubblicata a Leipzig tra il 1878 e il 1884. Tale edizione è anche l'unica portata sinora a compimento. E' infatti rimasta incompiuta l'ed. Harvardiana, avviata sotto l'autorevole spinta propulsiva di Rand, di cui sono apparsi soltanto il volume II (Aen. I-II) e III (Aen. III-V). Dopo i fondamentali studi di Murgia, il volume IV (Aen. VI-VIII) era stato affidato a Goold e Marshall, ma purtroppo i due studiosi sono scomparsi senza portare a compimento il loro lavoro. Di Marshall rimane, tra l'altro, il fondamentale lavoro sul frammento Spangenber (Marshall 2000) e forse un abbozzo dell'ed. del commento al libro VIIIl. Il vol. V dell'Editio Harvardiana (Aen. IX-XII) era stato invece affidato a Murgia, ma purtroppo anche questo grande studioso di Servio è scomparso nel 2013 senza pubblicare la sua edizione, che sembrava essere sul punto di uscire, frenata forse anche dalle riserve espresse a più riprese da Timpanaro (cfr. i saggi ripubblicati nei volumi del 1978, 1994 e 2005) e dall'uscita dei lavori di Ramires, già citati supra.
Le edizioni di Ramires (e in qualche misura anche quella della Jeunet-Mancy) si basano sullo stemma stabilito da C. E. Murgia (1975), che prevede due subarchetipi Δ e Γ. Il primo Δ, si ricostruisce attraverso L (Leiden, Bibliothek der Rijksuniversiteit, B.P.L. 52, sec. VIII-IX), J († Metz, Bibliothèque municipale, Lat. 292, sec. IX), θ (A, Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Aug. Lat. 116, sec. IX2; O, Oxford, Bodleian Library, Laud. Lat. 117, sec. XI; S, Sankt Gallen, Lat. 862, sec. X1). Il secondo subarchetipo Γ, si ricostruisce attraverso γ (B, Bern, Burgerbibliothek, Lat. 363, sec. IX2; E, Escorial, Real Biblioteca, Lat. T. II. 17, sec. IX2; Pb, Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 16236, sec. X-XI; T, Trento, Biblioteca comunale, Lat. W. 72, sec. IX2; Z, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Lat. C 157 inf., sec. X1) e σ (N, Napoli, Biblioteca nazionale, Vind. Lat. 5, sec. IX-X; U, Berlin, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, Lat. 4° 219, sec. XII; W, Wolfenbuttel, Herzog August Bibliothek, Lat. 2091, sec. XIII). Sono stati presi in considerazione anche i codici della classe τ (Pa, Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 7959, sec. IX; Ps, Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 7962, sec. IX1; Q, Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut. Lat. 45.14, sec. IX1; Sc, Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut. Lat. 22.1, sec. IX-X), contaminati, che alternano, come testo base Δ o Γ. Ci sono poi i codici della classe α (Le, Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. F. 25, sec. IX-X; Pc, Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 7961, sec. X-XI; r, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1495 FDG 124r-125v, sec. X-XI), che rappresentano una vera e propria recensio medievale del testo, che verrà pubblicata a parte. Molti altri codici, importanti, sono stati impiegati di volta in volta, tra questi si segnalano M (Munchen, Bayerische Staatsbibliothek, Lat. 6394, sec. XI), Ta (Trier, Stadtbibliothek, Lat. 1086, sec. IX1), Paris.7963 (Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 7963, sec. XII1), H (Hamburg, Staats- und Universitaetsbibliothek, Lat. Scrin. 52, sec. IX), Mon.15953 (Munchen, Bayerische Staatsbibliothek, Lat. 15953, sec. XI).
Nell'ed. di Thilo, il monumentale Commento di Servio all'Eneide si estende per 1305 pagine, ma bisogna considerare che Thilo incorporò (in corsivo) anche le aggiunte cosiddette danieline, che in alcuni casi e soprattutto per alcuni libri, sono molto estese. Secondo un calcolo approssimativo, tenuto conto che la più alta densità di aggiunte si registra nel libro IV (circa il 50%) e la più bassa nel libro VI (5 %) e nel VII (4,5 %), mentre nei rimanenti libri oscilla tra il 30 e il 40%, si può dire che il Commento “vulgato” ammonti nell'ed. di Thilo a poco meno di 900 pagine.
Il Commento di Servio, che procede secondo lo schema lemma + glossa, non si ferma all'interpretazione del testo virgiliano ma è ricco di notazioni grammaticali, retoriche, mitografiche, storiche e geografiche, che si intrecciano con un ampio corredo di citazioni autoriali, che comprendono ovviamente Omero (cfr. Scaffai 2006), autori arcaici latini (Plauto, Terenzio, Ennio, ecc.), contemporanei di Virgilio (Cicerone, Sallustio, Orazio, Livio) sino al “recupero” e alla “riscoperta” di autori come Lucano e Stazio (oltre ai tanti lavori specifici, per un rassegna d'insieme cfr. Pellizzari 2003). Per la sua ampiezza e ricchezza, il commento di Servio è stato un punto di riferimento per quasi tutte la raccolte di glosse e i commenti tardoantichi e medievali di altri autori, cfr. in particolare i rapporti con la scoliastica lucanea (Esposito 2004). Il commento di Servio a Virgilio, e segnatamente quello all'Eneide, è stato messo a frutto (talvolta disinvoltamente “saccheggiato”) da quasi tutti i lettori e interpreti virgiliani, da Dante (manca purtroppo una voce “Servio” nell'Enciclopedia Dantesca, un vuoto a cui hanno posto rimedio gli studi di Brugnoli 1998, Italia 2008 e 2013, cfr. anche Ramires 2010) a Petrarca (cfr. Feo 1974, Ramires 2002, Fenzi 2011), sino agli umanisti e agli interpreti moderni (cfr. in particolare i volumi curati da Santini e Stok 2004, Casali e Stok 2008, Bouquet, Meniel e Ramires 2011), nonché da autori di raccolte enciclopediche e mitografiche, come per esempio Isidoro di Siviglia, gli anonimi Mitografi Vaticani I e II, il cosiddetto Mitografo Vaticano III, identificabile forse con Alberico da Londra, attivo nella prima metà del XII secolo, e il Boccaccio dei “Genealogie Deorum Gentilium Libri”. [G. Ramires]
Nella sezione Risorse - Opere sul Tardoantico è disponibile un elenco di tutte le varianti dell'edizione digitale di Ramires che segue i criteri indicati dall'autore:
- Tutti gli interventi sono in ordine, dalla Praefatio al libro XII.
- Ogni intervento è preceduto da indicazioni che servono a facilitare al lettore l'opera di controllo.
- Per l'Ed. Harvardiana (Aen. I-V) c'è l'indicazione della pagina, seguita dal verso e dal rigo dell'ed. Harvardiana, che permette il richiamo in apparato, per es. p. 5.1.2 Harv. II significa che si tratta del rigo secondo del commento a Aen. 1, 1, che si trova a p. 5. Naturalmente ci sarà Harv. II per il commento ai libri I-II e Harv. III per quello ai libri III-V.
- Per l'ed. della Jeunet-Mancy al libro VI si rimanda alla pagina e al verso.
- Per le edizioni Ramires dei libri 7 e 9 il metodo di riferimento è lo stesso dell'ed. Harvardiana
- Per l'ed. di Thilo (8 e 10-12) c'è il riferimento alla pagina, quello al verso e poi al rigo secondo il sistema adottato dall'editore.
Dopo queste indicazioni, ogni variante segue il seguente schema:
prima viene segnalata la parola o la frase come si legge nel testo base, poi, dopo i due punti, la variante adottata seguita dall'indicazione Th. se si tratta di un ritorno al testo pubblicato da Thilo, Ram. se si tratta di una preferenza adottata da Ramires sulla scorta di manoscritti o di interventi congetturali propri o di altri studiosi. [G. Ramires]