Edizione di riferimento:
F.J. Carmody, Physiologus Latinus Versio Y, CPh (1944) 95-134.
Il Physiologus è una delle opere antiche, non molto numerose, definite Gebrauchstexts, testi d’uso pervenuti in versioni diverse: quattro redazioni greche, tre latine, altre orientali di cui una armena, dalle quali derivano ulteriori numerose traduzioni e rielaborazioni nei secoli del medioevo, tutte attestazioni della grande fortuna dell’opera.
Si tratta di un bestiario, anonimo, in cui si succedono descrizioni di animali, piante e alcuni minerali, spesso immaginifiche e senza un ordine chiaro. L’impostazione cristiana di questo sguardo sulla natura intende finalizzare tali descrizioni all’ insegnamento morale su temi vari - tra gli altri la castità, l’astitenza, l’obbedienza - collegandole a citazioni di testi sacri. Una parte minoritaria della critica moderna ritiene che la funzionalità dell’opera alla predicazione religiosa non sia da considerarsi esclusiva e sia rilevante anche l’interesse specifico per le scienze naturali.
La traduzione latina, che ebbe una forte influenza in particolare sull’area occidentale dell’Europa e fu alla base di ulteriori numerose traduzioni in lingue romanze, è pervenuta in due redazioni tardoantiche, b e y: tradizionalmente esse si considerano basate su due diversi modelli greci, ma in studi recenti la cosa è stata messa in dubbio (Boodts e Macé). Una terza redazione, x, priva di titolo e tramandata in due mss. di cui uno con belle illustrazioni (Physiologus Bernensis, Bern, Burgerbibliothek 318) è segnata da un latino povero e sfigurato da errori di copiatura. Per questo non è al momento inclusa in questa biblioteca.
La redazione y contiene parecchi capitoli omessi nella redazione b e appare più vicina all’originale greco. L’edizione di Carmody (1941) è oggi quella di riferimento, ma è presentata da Carmody stesso, in considerazione della complessità della tradizione, come ‘édition préliminaire’, vale a dire come punto di partenza per nuove edizioni. Un giudizio molto critico sull’edizione di Carmody, basata essenzialmente sul ms. M (München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 19417), è espresso da Orlandi (1985). Nel fornire l’edizione esemplificativa di due capitoli, quelli sul pellicano e sulla pantera, Shari Boodts e Caroline Macé (2021) si sono basati su un numero maggiore di mss., cercando di proporre alcune notazioni sulle loro parentele, e si sono discostati da varie scelte di Carmody. Tuttavia si tratta di una piccola porzione del testo e fino a oggi gli studi non sono ancora stati in grado di risolvere i problemi intricati della tradizione manoscritta [R. Tabacco]