Edizione di riferimento:
Epistola Alexandri ad Aristotelem, ad codicum fidem edidit et commentario critico instruxit W. Walther Boer, Meisenheim am Glan 1973 (Beiträge Zur Klassichen Philologie 50).
La lettera apocrifa di Alessandro a Aristotele sulle meraviglie dell’India è tramandata in codici assai numerosi e godette di una grande fortuna dal medioevo all’età moderna, tradotta in antico inglese intorno all’anno Mille e poi via via fino al secolo XV in irlandese, islandese, francese, medio inglese e italiano. Essa è a sua volta traduzione di un originale greco perduto, che doveva risalire al più tardi alla prima età imperiale romana, poiché una sua variante ridotta e parzialmente rimaneggiata entrò già nella redazione greca α del Romanzo di Alessandro (III 17 Kroll). Traduzioni latine di questa più succinta redazione furono poi approntate indipendentemente dai traduttori del Romanzo: Giulio Valerio (IV sec.) e l’arciprete Leone (X sec.). Un’edizione sinottica delle diverse redazioni pervenute, greche e latine, dell’Epistola si deve a Michael Feldbusch (1976). La versione latina più ampia, di cui si tratta qui, è databile in epoca antecedente al VII secolo (Boer), poiché un suo passo si trova citato nell’opera grammaticale de dubiis nominibus a proposito di palus femminile (palus erat sicca). È possibile, soprattutto in base a considerazioni linguistiche, che risalga al IV-V secolo (Ruggini). Nulla sappiamo del suo autore. Il contenuto è di teratologia fantastica, con animali ibridi e mostruosi, popoli dall’aspetto insolito e dalle strane abitudini, che Alessandro e il suo esercito incontrano addentrandosi nelle estreme regioni orientali. Di particolare rilievo gli episodi della lotta con il re Poro e dell’oracolo degli alberi parlanti del sole e della luna, che predicono ad Alessandro la prossima morte a Babilonia. Non sono state individuate fonti precise per i racconti dell’Epistola, anche se si riconoscono echi di vari autori greci, tra i quali Ctesia di Cnido, Erodoto, Clitarco, Arriano. Il travestimento di Alessandro che si reca da Poro sotto mentite spoglie ricorda l’episodio analogo di Alessandro alla corte di Dario nel Romanzo. [R. Tabacco]