Edizione di riferimento:
Aristoteles Latinus III 1-4, Analytica Priora. Translatio Boethii (recensiones duae), Translatio Anonyma, Pseudo-Philoponi Aliorumque Scholia, Specimina Translationum Recentiorum, edidit L. Minio-Paluello, Bruges-Paris 1962, 143-191 (Corpus Philosophorum Medii Aeui)
I Primi Analitici cercano di descrivere un metodo utile a garantire, mediante l'assunzione di premesse note, la verità di una conclusione; in senso più stretto, le operazioni «analitiche» si identificano con il meccanismo di riduzione di un qualsiasi procedimento deduttivo alla forma sillogistica.
L'opera è costituita da due libri; il primo libro è divisibile in tre sezioni: la prima sezione (cc. I.1-I.26) riguarda la struttura del sillogismo; la seconda sezione (cc. I.27-I.30) spiega quali sono i dati che devono essere assunti per poter concludere sillogisticamente in ordine alla soluzione di un problema posto; la terza sezione (cc. I.32-I.54) tratta il problema della riducibilità di un qualunque procedimento deduttivo alla forma sillogistica, tenendo conto dei possibili errori che possono nascere dall'uso del linguaggio ordinario nell'assunzione delle premesse.
Anche il secondo libro, pur presentando una struttura meno omogenea, è divisibile in tre sezioni: la prima (cc. II.1-II.15) riguarda il comportamento delle figure sillogistiche in rapporto alla deduzione di nuove conclusioni da premesse date in ordine a un conseguente stabilito; la seconda (cc. II.16-II.21) comprende la trattazione di alcune fallacie, e precisamente quelle relative alla petizione di principio, all'assunzione di una falsa causa e ad alcuni procedimenti dialettici. La terza e ultima sezione del secondo libro (cc. II.23-II.27) tratta il problema della riduzione a forma sillogistica di alcuni tipi di argomenti quali l'induzione, l'esempio, il procedimento apagogico, l'obiezione e l'entimema.
Pare che nessuno, prima di Boezio, abbia tradotto in latino i Primi Analitici: la versione di Vettio Pretestato, infatti, non era una traduzione di Aristotele, bensì di Temistio (Meiser 1877). Boezio fa riferimento esplicito per ben due volte alla sua traduzione degli Analitici Primi, nel commento ai Topici di Cicerone (PL 64 1047B) e nel De differentiis topicis (PL LXIV, 1185A); ciò nonostante, Cassiodoro non la inserisce nell'elenco delle opere boeziane afferenti alle discipline logiche e pare che la traduzione di Boezio fosse praticamente ignota prima dell'inizio del XII secolo (Minio-Paluello 1962).
L'analisi dei codici dell'Aristotele latino ha messo in luce l'esistenza di due redazioni notevolmente diverse di almeno una parte dei Primi Analitici: il testo offerto dalla maggior parte dei codici viene definito «comune» o «vulgato»; i due codici più antichi della redazione «comune» sono il Florentinus (Firenze, Bibl. Nat. Centr. Conv. Soppr. I.VI.34, della metà del XII secolo) e il Mediolanensis (Milano, Bibl. Ambros. I.195.inf., della seconda metà del XII sec.). Il codice Carnutensis 397, distrutto nel 1944 ma conservato in microfilm in varie biblioteche, è l'unico che contiene, ai ff. 296r.-318v., un testo dei Primi Analitici assai diverso da quello comune; molte delle differenze tra le due redazioni si spiegano soltanto risalendo a due originali greci diversi (Minio-Paluello 1954). Entrambe le redazioni erano già in circolazione alla metà del XII secolo; molti codici successivi a questo periodo presentano versioni contaminate tra le due e rendono la tradizione del testo intricata e difficile da ricostruire. Malgrado le differenze, però, è evidente che i due testi non sono traduzioni indipendenti l'una dall'altra: è molto probabile che la versione «comune» sia successiva alla «carnutense» e sia frutto di una revisione della «carnutense» condotta su un testo greco diverso in alcuni punti da quello da cui era stata tradotta quest'ultima versione. Il testo «comune» risulta essere quello più esatto: è più vicino all'originale greco, è più attento nella resa dei particolari ed è quasi sempre migliore dal punto di vista interpretativo (Minio-Paluello 1954). [M. Ferroni]