Edizione di riferimento:
M.E. Vázquez Buján, La antigua traducción latina del tratado "De natura humana" del Corpus Hippocraticum. [MS, Paris, B.N. latin 7027], «Revue d'histoire des textes», 12-13 (1982-1983), 387-396.
A partire dal Rinascimento, e poi lungo il corso della tradizione erudita, si è per lo più ritenuto che, all’interno del trattato del corpus Hippocraticum intitolato Περὶ φύσιος ἀνθρώπου (De natura humana o anche De natura hominis: Fichtner 2016 n. 25, pp. 39-40), i capitoli numerati nelle moderne edizioni da 16 a 24 andassero distinti come trattatello a sé stante, da intitolarsi Περὶ διαίτης ὑγιεινῆς (De diaeta salubri oppure De salubri uictu o De salubri diaeta: Fichtner 2016 n. 26, p. 40). E in effetti questa sezione (che corrisponderebbe ai capitoli 1-9 della differente opera) segna un certo scarto sul piano dei contenuti. Nei capitoli 1-15 un’illustrazione della natura dell’uomo, e in particolare della dottrina dei quattro umori (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) e del loro variare secondo le stagioni, si sviluppa in una serie di considerazioni di patologia, sulle cause delle malattie e il modo di provvedere alle rispettive cure. Dal capitolo 16 la trattazione riguarda il regime alimentare, distinguendo i casi delle persone che conducono una vita normale (17-21, con raccomandazioni circa il vomito e i clisteri: c. 20) da quelli degli atleti (c. 22; i due capitoli finali derivano da altre opere del corpus ippocratico). Tuttavia, in uno studio ampio e riccamente documentato, Jouanna (1975, 20022) ha buon gioco a dimostrare la coerenza interna di tutta l’opera, e in particolare come la sua ultima sezione non sia se non una sorta di sviluppo di quanto precede (pp. 35 ss.). Siamo dunque in realtà di fronte a un’opera unitaria, da ritenere di un unico autore e per la quale conservare l’unico titolo Περὶ φύσιος ἀνθρώπου (De natura humana). La si può assegnare con sufficiente sicurezza a Polibo, un allievo di Ippocrate che rappresenta fedelmente il suo pensiero (Jouanna 2002, pp. 55-59).
La nostra traduzione tardolatina è frammentaria e presenta unicamente parte dei capitoli 20-23 del Περὶ φύσιος ἀνθρώπου / De natura humana (e cioè dei capitoli 5-8 di quel Περὶ διαίτης ὑγιεινῆς / De salubri diaeta che si è voluto erroneamente distinguere). La conserviamo in un unico testimone, il codice Parisinus 7027 (ff. 1r-2v: descrizione in Beccaria 1956, pp. 151-152; Vázquez Buján 1982-1983). La difficoltà di fissarne il testo è sottolineata dalle divergenze fra le due quasi contemporanee edizioni di Vázquez Buján 1982-1983 e Mazzini 1982-1983. Lo studio introduttivo di Mazzini mette in evidenza i caratteri che, sul piano della lingua e della tecnica di traduzione, accomunano a suo parere queste poche pagine alle altre versioni dal corpus Hippocraticum che costituiscono il cosiddetto Hippocrates Latinus (vd. scheda autore per una sintesi della discussa problematica). Ferraces Rodríguez 2007 ha segnalato che qualche ulteriore frammento di questa traduzione è identificabile all’interno di alcuni altri trattati medici tardoantichi cui essa ha fatto da fonte, cosa che conduce a stabilire, per la sua redazione, come terminus ante quem la prima metà del VI secolo. [F. Giannotti]