Edizione di riferimento:
M. Passalacqua, Tre testi grammaticali bobbiesi (GL V 555-566; 634-654; IV 207- 216 Keil), Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1984, pp. 61-75.
Il trattato De nomine (GL IV 207-216), copiato ai ff. 8rb - 10v del ms. Napoletano latino 1, codice palinsesto di Bobbio, da una mano irlandese databile tra VII e VIII secolo per riempire gli ultimi fogli del fascicolo finale della prima unità codicologica rimasti bianchi, è attribuito dal copista a Probo; tale attribuzione, sicuramente falsa, è stata provocata dal fatto che nello stesso codice sono contenuti gli Instituta artium che giravano sotto il nome del grammatico. I. Steup fu il primo a procedere ad un'accurata analisi dell'opera ed a dimostrare che alla base della stessa vi sono più fonti grammaticali, da Diomede a Carisio, Sergio e Prisciano. Ora si preferisce pensare a Carisio, o meglio a un Carisio corrotto, come fonte principale dell'operetta e questo materiale sarebbe passato a un certo punto attraverso Capro e Consenzio; in realtà siamo di fronte a un testo che accoglie materiali grammaticali della più varia provenienza, prodotto in ambiente scolastico tardo forse orientale. Probabilmente lo stesso ambiente di fine V secolo al quale si deve la trattazione delle principali parti del discorso (de nomine, de pronomine, de verbo) presente nelle due operette che occupano la prima parte del codice napoletano e alle quali il De nomine è stato in seguito affiancato per obbedire ad un'esigenza di completamento sia tematico sia materiale del fascicolo. [M. Passalacqua]